La faccia, Luciano Ligabue, ce l’ha sempre messa. Anche quando, ormai quasi trent’anni fa, in quella faccia s’è visto sbattere tante porte da chi non aveva capito quale tesoro avesse tra le mani, inciso sui nastri della musicassetta nella quale scorrevano le prime note di “Balliamo sul mondo” e “Sogni di rock’n’roll”. O quando in pieno tour, due anni fa, ha dovuto rinviare più di trenta date, per quel guaio alle corde vocali che per un cantante è un guaio serio, un salto nel buio dal quale non sai mai come e se riesci a riemergere.
Ligabue da quel salto è riemerso e sì, c’ha messo di nuovo la faccia. Per la prima volta anche sulla copertina di un album che, a 59 anni, ha avuto la sfrontatezza di chiamare Start. Partenza. Perché sì, si può ripartire, ricominciare anche dopo quasi trent’anni di carriera. Il come ce lo spiega lui, alla vigilia del tour che domani avrà il suo “start” da Bari, prima di tuffarsi nel calore di Messina, lunedì sera allo stadio San Filippo. Lì dove, nel 2010, quando il Liga diceva “arrivederci” ai suoi “mostri” personali, stabilì il proprio record in Sicilia.
«Quello che mi sembra ci sia in comune fra Start e i primi album è una certa energia ed essenzialità», dice Ligabue a proposito del suo ultimo album. Un album in cui emerge chiaro un concetto: «I “buoni compagni di viaggio” sono quelli che fanno la differenza nelle nostre vite. Amicizie, relazioni, famiglie, ma anche scrittori, registi, musicisti che ci hanno emozionato. La cattiva compagnia è invece l'insieme dei fantasmi e delle paure che ci bloccano e non ci permettono di essere come vorremmo».
Che tour sarà? «Il lavoro che stiamo facendo sul suono del live ci permetterà di eseguirle con nuova, ulteriore potenza. La scaletta degli stadi è sempre un “problema”, ma in questo tour ho trovato un piccolo “escamotage”. Posso solo dire che ci saranno due medley: uno voce e chitarra e uno in chiave club rock».
Il live è il “sale” della vita di Ligabue artista: «Per me resta una sorta di dipendenza. Mi diverto in tanti modi, ma niente è come un concerto». Un Luciano Ligabue che dice la sua su quanto e come sia cambiata la musica, sui social, su come festeggerà i 30 anni di carriera. E poi su un altro concetto chiave dell'album: «I miracoli, tante volte, ce li abbiamo sotto gli occhi. È il nostro modo di accorgercene che fa la vera differenza. È per quello che bisognerebbe essere “svegli” il più possibile. Spiritualmente ma anche “naturalmente”».
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