Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

"Dodici rose a settembre", la nuova sfida narrativa di Maurizio de Giovanni

Maurizio De Giovanni

E' una nuova sfida narrativa, dopo la serie del commissario Ricciardi e quella dei Bastardi di Pizzofalcone, quella che Maurizio de Giovanni propone in un “piccolo libro blu” per le edizioni Sellerio. Un punto d'arrivo - scrive nei ringraziamenti in calce al romanzo - «perché per chi racconta storie, avere il proprio nome sulla copertina di un piccolo libro blu significa essere in compagnia di tanti amici, di grandi scrittori e di straordinari personaggi. E, soprattutto, essere nello stesso catalogo del più grande di tutti, dell'indovino dei cuori, del narratore di sogni, l'immenso Camilleri».

Così, il nuovo personaggio femminile, Mina Settembre, entra a fare compagnia a tanti straordinari personaggi dei romanzi Sellerio. E, benché abbia fatto il suo esordio in due racconti, sempre per Sellerio, in “Dodici rose a settembre” Gelsomina, detta Mina, si ritrova a pieno titolo protagonista di una storia noir ma nello stesso tempo esilarante, tra umorismo nero e leggerezza da commedia. Assistente sociale sottopagata di uno scalcinato consultorio nei Quartieri Spagnoli di Napoli, di famiglia borghese, già moglie separata di un magistrato, alle prese con un Problema Uno (una madre ingombrante) e un Problema Due (un décolleté appariscente), Mina viene a contatto, per il lavoro svolto, con casi disperati senza giustizia che affronta con una certa rocambolesca audacia, in una realtà senza regole, affiancata da personaggi grotteschi, talora vere maschere farsesche.

Di casi paralleli, che finiscono per riguardare anche Mina, si occupa il serioso ex marito, il magistrato De Carolis, alle prese con un misterioso serial killer che invia alle sue vittime ogni giorno una rosa, sino all'ultima, la dodicesima. Lo scenario è sempre Napoli, nel cui reticolo di vicoli ci si addentra, guidati dall'autore: «Una città che dentro ne ha tante, come un gioco di matrioske di colori e fogge diverse, città che contengono città che si aprono ad altre e altre ancora». E in quel gioco di matrioske de Giovanni ama indagare tra le pieghe talora insidiose dell'umana vulnerabilità, con l'urgenza di trattare scottanti temi sociali che spinge ad esplorare il comportamento umano come scontro di passioni, come coacervo di tendenze buone e cattive, di debolezze e pregiudizi. Non è un moralista de Giovanni, nel senso che non cerca a tutti i costi l'inferno umano per farne materia narrativa, ma gli inferni, privati e pubblici, li propone con la sua scrittura forte, paradossale, ironica e drammatica, che diventa misura dell'uomo e del mondo.

Caricamento commenti

Commenta la notizia