Venerdì 22 Novembre 2024

Sanremo, non sono solo canzonette: Rula Jebreal parlerà della violenza sulle donne

La giornalista Rula Jebreal

Dimenticate il... «sono solo canzonette». A Sanremo non lo sono da tempo o forse non lo sono mai state. E così la 70esima edizione del Festival, quella post dittatore artistico-Baglioni, a un mese dal via è già una barca in balia di polemiche più o meno infuocate (ma forse è proprio ciò che hanno immaginato in casa Rai come “volatona” in vista del clou 4-8 febbraio). Non bastava la assai discutibile scelta del direttore artistico e presentatore Amadeus di annunciare la scorsa settimana la lista dei big in un’intervista esclusiva a “La Repubblica” (mettendosi così contro tutta la stampa), nelle ultime 48 ore è stata la volta del derby Rula-Rita, concluso con una “pax sanremese” che ai più ha fatto pensare a un bilancino in “salsa” Cencelli. Chiacchiere e... canzonette. Andiamo ai fatti. Il festival “delle donne” voluto da Amadeus potrà contare sulla presenza di Rula Jebreal: dopo le polemiche dei giorni scorsi arriva il via libera della Rai alla partecipazione della giornalista di origini palestinesi, attesa a Sanremo forse già durante la prima serata. Una decina di giorni fa le indiscrezioni sulla partecipazione di Rula – consigliera del presidente francese Macron per il gender gap, analista di politica estera, autrice di romanzi, impegnata in campagne sui diritti umani – quindi le critiche del centrodestra, le indiscrezioni sul possibile stop di Viale Mazzini, la levata di scudi della maggioranza pronta a sollevare il caso in Vigilanza, e dulcis in fundo l’intervista della stessa Jebreal che a “Repubblica” denunciava il tentativo di esclusione ai suoi danni individuando il possibile “mandante” nel leader della Lega o in esponenti della tv pubblica legati al sovranismo («In Rai c'è un brutto clima, e gli attacchi sono partiti da persone vicine a Matteo Salvini»). Ieri, invece, il dietrofront nel corso della riunione che si è tenuta in viale Mazzini, a cui avrebbero partecipato, oltre all’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, la direttrice di Rai 1, Teresa De Santis, e il direttore artistico Amadeus con il suo agente (il cosentino Lucio Presta). Raggiunto l’accordo di massima: gli interventi della giornalista dovranno riguardare la violenza sulle donne, senza divagazioni. Mentre Teresa De Santis si sarebbe assicurata che a co-condurre ci siano, in un’altra serata, due giornaliste del Tg1, Emma D’Aquino e Laura Chimenti. Se l’ex ministra Valeria Fedeli plaude alla decisione della Rai («Più che un dietrofront, è un positivo passo avanti»), Gianfranco Librandi di Italia viva punta il dito contro il «capolavoro di disinformazione» e la sottosegretaria Lorenza Bonaccorsi cita la vicenda Jebreal e «l’inconcludente balletto sulle nomine» per stigmatizzare la «totale assenza di una governance all’altezza» di Viale Mazzini. Lucio Malan (Forza Italia) posta invece su Twitter una foto della Jebreal con Harvey Weinstein, l’ex boss della Miramax sotto processo a New York per molestie sessuali e stupro. Sovranisti delusi? Si consoleranno con... Rita Pavone. Chiamata da Amadeus, insieme a Tosca, a completare la rosa dei 24 big. Una presenza che ha scatenato i social: c’è chi ricorda i tweet contro Greta Thunberg («Sembra un personaggio dei film horror») e l’attacco ai Pearl Jam («Ma farsi gli affari loro?») dopo che la band aveva concluso il concerto di Roma intonando “Imagine” a favore dei migranti e contro le decisioni di Salvini sui porti chiusi. Capitolo ospiti: ci saranno Fiorello, Roberto Benigni, Tiziano Ferro, garanzia di successo. E ancora Salmo, Al Bano e Romina e con ogni probabilità anche Massimo Ranieri e Fabio Rovazzi. Nel mosaico al femminile vengono date per certe (ma le conferme arriveranno il 14 gennaio) Francesca Sofia Novello (fidanzata di Valentino Rossi), Georgina Rodriguez (compagna di Cristiano Ronaldo) e ancora Diletta Leotta, Emma D’Aquino e Laura Chimenti. E poi i giudici di Sanremo Giovani, Pippo Baudo, Carlo Conti, Gigi D’Alessio, Piero Chiambretti e Antonella Clerici. Insomma: erano... «solo canzonette».

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