Lunedì 23 Dicembre 2024

Berlinale 2020, tutti i film italiani in gara al festival

Una scena del film "Semina il vento" di Danilo Caputo

Sono due i film italiani in concorso al Festival di Berlino di quest’anno: 'Favolacce' di Damiano e Fabio D’Innocenzo, e 'Volevo nascondermi' di Giorgio Diritti. Ad annunciarlo il direttore artistico della Berlinale Carlo Chatrian, illustrando in conferenza stampa il programma del festival del 2020. La notizia dei due film, e degli altri in concorso, è riportata anche in numerosi tweet sul profilo social del Festival internazionale del Cinema di Berlino. Oltre ai due film in concorso, l’Italia sarà presnete alla Berlinale con altre due pellicole presentate in diverse sezioni: 'Semina il vento' di Danilo Caputo sarà nella nella sezione Panorama, mentre il nuovo film documentario di Valentina Pedicini, 'Faith', sarà presentato nella Settimana della critica. 'Semina il vento' è una pellicola ambientata tra alberi d’olivo e scenari industriali del tarantino, racconta una storia di ribellione e rinascita. Il film esplora il conflitto tra due modi di pensare e sentire la natura, quello di Nica, ereditato dalla nonna, e quello di Demetrio, figlio di un progresso industriale che ha disatteso le sue promesse. Interpreti della vicenda sono gli attori Yile Yara Vianello (la giovane protagonista di 'Corpo Celestè di Alice Rorhwacher), Caterina Valente, Espedito Chionna e Feliciana Sibilano. Ha condiviso la quotidianità di questa comunità di monaci cristiani che vive in un monastero isolato tra le colline italiane, praticando le discipline orientali. Cosa si è disposti a perdere, per vincere in nome della fede? Faith è un viaggio poetico ed emotivo in un mondo sconosciuto, è un film che indaga le motivazioni profonde di una scelta radicale, le ragioni della devozione. Valentina Pedicini torna alla regia dopo l’esordio nella finzione con 'Dove cadono le ombrè con Federica Rosellini, Josafat Vagni e Elena Cotta presentato a Venezia nel 2017. Con la sua opera prima 'Dal profondò che raccontava dell’ultima minatrice sarda (2013), vinse il Festival di Roma, il Premio Doc It e vari premi nel mondo. «Faith è nato con l’intento di essere per lo spettatore un’esperienza visiva ed emotiva nella vita e nella psiche dei Monaci - dichiara la regista - per ottenere questo risultato 'immersivo' è stato fondamentale vivere accanto a loro e accettare alcune rigide leggi che regolano il loro universo. La troupe di Faith ha dovuto nei lunghi mesi trascorsi in monastero, tra le altre regole, vestire rigorosamente di bianco e utilizzare abiti e scarpe apposite per non contaminare il monastero con impurità provenienti dal mondo esterno. I monaci hanno fatto una scelta di vita 'monocromatica'». «Girare in bianco e nero, ci è sembrata la scelta più coerente e rigorosa per guardare questo universo, esclusivo ed escludente, misterioso e misterico, bianco e pieno di ombre come attraverso gli occhi dei protagonisti - aggiunge - un documentario immersivo: l’osservazione, in questo caso è la chiave per narrare senza pregiudizi, la complessità e l’ambiguità di una storia estrema eppure più frequente di quanto si possa immaginare». «L'amore di Nica verso gli alberi doveva passare attraverso la capacità di ascoltarli. Il crepitio delle cortecce diventa così una forma di linguaggio naturale, un ponte tra uomini e natura - spiega il regista Danilo Caputo - Nica non vede un uliveto, vede tanti ulivi. Lei non percepisce quegli alberi come oggetti ma come soggetti capaci di sentire, desiderare, soffrire e comunicare. La sua è una visione animista. La magia mi ha aiutato a creare un cortocircuito tra il realismo e la sua dimensione animista. La magia rituale era un elemento importante di quella cultura contadina che Nica ha ereditato dalla nonna. Il primo passo per cambiare davvero le cose è smettere di pensare alla natura come qualcosa di esterno a noi. Nica non si arrende. Lotta per salvare quelle terre. Perchè la sua storia ci ricorda che in alcuni momenti bisogna lottare per cambiare le cose». Non è un caso, quindi, che il regista, tarantino, abbia ambienta la sua storia ai piedi dell’Ilva: «A dieci chilometri da casa mia c'è il più grande polo siderurgico d’Europa, una fabbrica che inquina da 60 anni e della quale però non riusciamo a fare a meno - aggiunge - perchè il vero problema è l’inquinamento mentale questa strana patologia moderna per cui chi è disposto ad avvelenare la propria terra, è disposto ad avvelenare se stesso». 'Faith' il nuovo film documentario di Valentina Pedicini sarà presentato il 25 febbraio alla prestigiosa Berlin Critics' Week - Woche der Kritik. Il film approda a Berlino dopo il successo dell’anteprima mondiale al Festival di documentari IDFA di Amsterdam. La regista ha vissuto per lunghi mesi al fianco dei Monaci Guerrieri, ex campioni di arti marziali, che da vent'anni si preparano a combattere per il bene, tra preghiere notturne e allenamenti massacranti.

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