Martedì 19 Novembre 2024

“La città delle ragazze”, il nuovo racconto al femminile di Elizabeth Gilbert

Elizabeth Gilbert

Da Elizabeth Gilbert, autrice, tra altri romanzi di successo, di “Mangia Prega Ama”, il bestseller da cui è stato tratto l'omonimo e fortunato film con Julia Roberts, un altro avvincente racconto al femminile con “La città delle ragazze” (Rizzoli, traduzione di Elena Cantoni), una storia di formazione che è anche un affresco dell'America che dagli anni Quaranta, ancora profondamente sessisti e puritani, attraversando il tempo difficile della guerra, si volge al cambiamento. Voce narrante del romanzo è la novantacinquenne Vivian Morris che nel 2010 risponde alla lettera di Angela, la figlia dell'uomo che le è stato più caro al mondo. Per spiegare ad Angela (anche lei ormai anziana) il perché di questo amore forte, sublimato dalla sofferenza, Vivian ripercorre settant'anni di vita, di passioni, di esperienze. Quando nel 1940 viene mandata dai genitori a New York dall'oscura provincia in cui vive, Vivian è una studentessa svogliata e viziata con un solo talento: saper cucire, trasformare, grazie all'insegnamento di una nonna speciale, qualsiasi stoffa in un indumento unico e raffinato. Ma per il resto è ancora immatura, sicché quando si ritrova ospite della zia Peg, donna di cultura e anticonformista, al Lily Playhouse, la casa-teatro piuttosto sgangherata dove Peg rappresenta vaudeville leggere, con una compagnia piuttosto eterogenea di compositori, attori e soubrette, Vivian, che collabora come costumista, inizia una serie di esperienze sin troppo libere per una bella ragazza che crede che la vita sia solo glamour e divertimento. La massima euforia coincide con l'arrivo di Edna Parker, una grandissima attrice scespiriana, donna di raffinata eleganza e amica di Peg, che, non potendo tornare a Londra per via della guerra, collabora con il Lily per la rappresentazione della commedia musicale “La città delle ragazze” (da cui prende il nome il romanzo). Ma poi la vita stessa mette Vivian di fronte al dolore, e alla responsabilità che la rende una giovane donna autosufficiente (gestisce un elegante atelier per abiti da sposa), solidale con le sue amiche e attenta ai sentimenti.

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