Il moltiplicarsi delle iniziative di solidarietà digitale sta tendendo una mano ai lettori e pur se le librerie restano chiuse (ma sono tante le voci di dissenso su questo punto) e tutte le nuove uscite o quasi sono rimandate ai prossimi mesi, i titoli da leggere, i buoni libri appena pubblicati o tradotti, certo non mancano. I libri sono una forma di concupiscenza della quale non abbiamo intenzione di liberarci, neppure in questo avverso scenario mondiale.
Anzi, l'offerta sta prosperando e la casa editrice Adelphi ha scelto proprio in questo momento - meritoriamente - di varare una nuova collana, Microgrammi, proponendo solo in formato digitale alcuni dei testi che avrebbero dovuto approdare fisicamente in libreria proprio in questi giorni e invece «usciranno in un futuro imprecisato», afferma una nota stampa della casa editrice. Ma non soltanto. A questi si aggiungono anche altre uscite, «qualcosa d'altro che non era immediatamente in programma e qualcosa che non lo era affatto».
Il risultato sono libri digitali, estratti tratti da volumi più ampi, nonché brevi inediti, proposti ad un prezzo quasi simbolico (€1,99), aspettando la versione completa e cartacea.
Si parte con “Dolore” (pp. 32) del premio Nobel V.S. Naipaul - un testo inedito in italiano, tradotto da Matteo Codignola e pubblicato pochi mesi fa sul New Yorker - seguito da “Un delitto in Gabon” (pp. 75, traduzione di Marina di Leo) di Georges Simenon, in cui sono inseriti il racconto omonimo e “La linea del deserto”, parte dei cinque racconti esotici che l'autore scrisse nel 1938 (e che saranno riuniti nel volume di prossima pubblicazione “La linea del deserto”). E ancora, si aggiungono Ivan Bunin con “Fratelli” (pp. 52) con due racconti scritti tra il 1911 e il 1919.
Ma visto il successo dei primi tre microgrammi, ieri Adelphi ha raddoppiato la proposta editoriale. La quarta uscita della collana digitale è “Verrà il lupetto grigio” (pp. 33, traduzione di Francesco Pacifico) di Brian Phillips che propone un ritratto di Jurij Borisovič Norštejn, considerato uno dei più grandi maestri del cinema d'animazione russo. E poi ancora “La casa dei ricchi” di Carlo Emilio Gadda (pp. 49), tornando indietro nel 1948, quando le «miserrime configurazioni argentarie» spingono Gadda ad accettare un arduo incarico: ricavare dal “Pasticciaccio” non ancora completato (ne erano uscite solo cinque puntate in rivista) il soggetto di un film. Il palazzo degli ori gli costa un mese di fatica, ma non soddisfa la Lux Film, che gli chiede di riscriverlo e, soprattutto, compendiarlo.
E infine, firmati da Shirley Jackson e tradotti da Simona Vinci in “Pomeriggio d'estate” (pp. 28) ecco due racconti della maestra del genere suspense che si muove fra spiriti domestici e il mondo dei bambini che con la sua ingenuità, facilmente sconfina con quello dei morti.
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