Un evento tragico diventa occasione di rinascita per una donna dal passato irrisolto, sposata ad un uomo bugiardo e inaffidabile. Un messaggio di speranza quello della serie tv “Vivi e lascia vivere” in onda su Rai1 da domani; ma anche una storia che, partendo da un family drama, fa emergere il peso delle relazioni irrisolte. Debutto alla regia televisiva di Pappi Corsicato – anche sceneggiatore con Monica Rametta – la fiction vanta un cast d’eccezione con Elena Sofia Ricci e Massimo Ghini come interpreti principali, nei ruoli di Laura Ruggero, avvenente cinquantenne di Napoli, e Toni Romani, ex fiamma di Laura, imprenditore alberghiero coinvolto in affari poco limpidi. Si ritroveranno dopo la morte del marito di Laura, quando, sull’orlo del fallimento, la donna sarà costretta a riprogrammare la sua vita e quella dei tre figli.
«Quando il passato ritorna si porta dietro elementi tanto positivi quanto negativi; ed è questa la sintesi del mio personaggio – ci svela Massimo Ghini – Toni e Laura vengono entrambi dal Nord e per ragioni diverse sono stati divisi dalla vita. La casualità li fa rivedere a Napoli, in un momento cruciale della vita di Laura, in cui lei cerca un nuovo equilibrio e un nuovo lavoro. L’incontro con Toni ha infatti un valore simbolico, perché riapre un file chiuso da tanti anni, e rappresenta il passato che si ripresenta. Lei torna da lui per chiedergli aiuto, ricordandogli che fu lei ad aiutarlo in un momento di difficoltà. Da lì inizia il nostro racconto, un nuovo percorso che però deve fare i conti tanto col passato, quanto con ciò che è stato negli anni del loro allontanamento. E qui la storia assume a tratti la fisionomia del thriller, seguendo i lati oscuri di lui, ma anche i segreti di lei…».
Anche la città di Napoli ha una parte nella storia….
«Napoli ha infatti tanti volti, storie e contraddizioni. Qui non si parla di violenza o camorra, ma di una città fatta di persone che lottano e combattono per la propria esistenza, affrontando problemi che esistono in ogni città del mondo. Per cui è stato importante che a raccontarla fosse un napoletano, capace di svelarne gli aspetti positivi e umanamente belli. Questa città e i suoi abitanti lo meritano».
Pappi Corsicato quale lavoro ha fatto con voi attori?
«Non avevamo mai lavorato insieme e non credevo di potergli interessare come attore. Invece l’incontro con lui, arrivato in età adulta, mi ha stimolato tantissimo. Ci siamo ritrovati a dare qualcosa della propria esperienza l’uno all’altro, e un aiuto vero è arrivato anche da Elena e dagli altri attori. I tempi delle lavorazioni televisive sono brevi e nevrotici: non c’è spazio per provare o ragionare su determinate situazioni o battute; ma, anche grazie al regista, si è creata un’armonia che ci ha fatto essere decisi comunque. E’ importante la sintonia col regista, perché tutto parte da lì».
Anche lo spettacolo ha subito una brusca interruzione e tanti sono stati gli appelli alle istituzioni. Come vi state organizzando per la Fase 2?
«Il web è linfa vitale in un periodo del genere. Stanno nascendo tante iniziative online e nuove associazioni in tutto il campo artistico. Stiamo attraversando la fase più difficile, perché c’è una scarsa attenzione politica per tutto il settore e non esiste una mentalità di difesa del valore artistico. Rispetto ad altri paesi, da noi è diffusa l’idea che fare questo mestiere sia il privilegio di pochi eletti che non hanno problemi. Dietro ogni spettacolo invece ci sono artisti straordinari e tecnici specializzati che in questo momento non trovano nessuna possibilità d’aiuto, perché non è mai esistita una legge che coordini le attività nel campo artistico e permetta ammortizzatori sociali. È il momento di sistemare le cose, cominciando proprio dalla Fase 2».
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