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“Tutto chiede salvezza”. Anche la follia...

Un filo rosso corre dalle teorie innovative di Franco Basaglia, passando per la pellicola hollywoodiana “Joker”, sino a “Tutto chiede salvezza” (Mondadori, pp.204 €19) il nuovo romanzo di Daniele Mencarelli, in lizza nella dozzina del Premio Strega 2020. Questa edizione del Premio, colpita come tutti noi dagli effetti del Covid-19, è decisamente diversa dalle aspettative, ma anche per questo motivo, in attesa che venga resa nota la cinquina dei finalisti il 9 giugno, compiamo su queste pagine un viaggio alla scoperta dei titoli selezionati nella dozzina.

Mencarelli, poeta romano, classe ’74, ha scelto di passare dai versi di “Tempo Circolare” (Pequod) e “Storia d’amore” (Lietocolle) alla prosa, tenendo salda la via dell’autobiografia; così facendo, dopo il suo esordio nel 2018 con “La casa degli sguardi”, stavolta ci riporta all’estate dei mondiali americani del 1994, lungo un arco narrativo d’una settimana che coincise con il suo ricovero in un reparto di malattia mentale, sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio per via d’una violenta esplosione di rabbia.

Era l’estate di Arrigo Sacchi e dei rigori fatali, del binomio fra Gianfranco Zola e il Divin Codino, Roberto Baggio, ma le immagini della tv sono lontanissime dal dramma del reparto in cui un giovane Daniele, appena ventenne, si trovò sul crinale fra la vita là fuori o il rintanamento nel dedalo della mente, sull’abisso della follia.

Mencarelli – scrive la giornalista Maria Pia Ammirati nella motivazione per la candidatura allo Strega – ha portato nella narrativa la densità e la plasticità della parola poetica e qui, partendo da un'esperienza personale […] scandaglia il buio della malattia mentale alla conquista di un'umanità profonda e autentica, la sua e quella dei suoi compagni. La cura profonda non può che essere affidata alla parola, unico e salvifico "pharmakon"». Nel raccontare il suo personale calvario, Mencarelli cerca tracce di normalità fra le quattro mura di un reparto psichiatrico in cui cinque pazienti – con cinque diagnosi diverse – condividono pochi metri quadri nella calura estiva, fra storie personali che si incrociano. La sua lingua è fluida, ricorrendo alla musicalità, alla schiettezza del dialetto romano, chiedendo al lettore di abbandonare ogni pregiudizio. Il desiderio di salvezza, per se stessi, per la persona amata, esige che si ammetta che ci sono cose che sfuggono al nostro controllo. Ma solo i pazzi s’illudono di poter dominare tutto.

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