Nevrosi e follie della vita quotidiana di ogni famiglia durante la quarantena che trasforma la casa in una specie di giungla, tra possibili bestie feroci nascoste dietro mobili o comodamente sdraiate sul divano. Chiama in causa tutta la famiglia Giovanni Scifoni per “La mia jungla”, scritta, diretta e interpretata dall’attore romano, tra i protagonisti della fiction «DOC - Nelle tue mani», con la complicità della moglie Elisabetta e dei figli Cecilia, Marco e Tommaso. Dieci episodi da circa 4 minuti, pubblicati in esclusiva su RaiPlay con cadenza quindicinale, che partono nel periodo di quarantena – il primo maggio l’esordio – e raccontano la convivenza forzata in famiglia attraverso uno sfogo via webcam dal tinello. “La mia Jungla”, una produzione Ruvido Produzioni in collaborazione con Rai Fiction, è un surreale e fantastico racconto del quotidiano, per indagare privato e società, tra gestione dei figli, cambiamento delle abitudini a casa e sul lavoro. Il terzo episodio, “La felicità è pubblica”, online da oggi, nasce per riflettere sulla festa della Repubblica e spiegare cosa sia la Res publica. «Mi sono domandato che cosa fosse il bene comune – spiega Giovanni Scifoni – e chi debba realizzarlo: lo Stato, noi… in questo episodio mi pongo una grande domanda sul senso della collettività e sul modo in cui abitiamo il nostro pianeta. La dottrina sociale della Chiesa ci dice che in realtà se non realizziamo il bene comune non riusciremo a realizzare neppure il nostro e io lo trovo giusto, penso che sia vero». Ma come nasce questo format? «Tutte le famiglie sono abituate agli assedi, a trincerarsi nella propria abitazione, a cavarsela in ogni caso. Da tempo facevo dei video, anche mettendo in mezzo la mia famiglia, a partire dalle storie dei santi, una sorta di narrazione molto umana e quotidiana di figure importanti. Poi è arrivata la pandemia e la quarantena, quindi raccontare la vita di una famiglia, dentro casa, era rimasta l’unica cosa possibile da fare, attraverso il filtro della narrazione teatrale». Quindi ogni casa è una giungla? «A suo modo lo è. Chiusi in casa, le finestre come un bosco di mangrovie, come barriera con il mondo fuori che osserviamo con sospetto. Di fatto però, non eravamo pronti a molti cambiamenti di questi mesi, tutti in qualche modo siamo entrati in crisi. Non ci eravamo accorti come ogni cosa, dalla gestione dei figli, al lavoro, fosse complicata». Piano piano si comincia ad uscire dalla giungla. Fuori cosa ci aspetta? «C’è un’altra giungla, un mondo nuovo da conoscere. Piano piano stiamo capendo cosa possiamo fare e cosa ancora no. Ma forse non sappiamo cosa desiderare». Come immagini la ripartenza del settore artistici e quali i tuoi prossimi impegni? «Il teatro, adesso come adesso, non è fattibile, perché richiede risorse ingenti e poi è impensabile assistere agli spettacoli con una mascherina. Ma il teatro non morirà mai: come sempre, dai tempi della tragedia greca, ce la farà. Il mio ritorno sul set sarà invece con la fiction su Leonardo Da Vinci, un progetto internazionale italiano e inglese e poi continuerò con RaiPlay».