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Il suo "Spillover" anticipò la pandemia, intervista a David Quammen: solo la conoscenza ci salverà

Avete presente l’albero della vita, le diramazioni che generazione dopo generazione, raccolgono le fila della nostra genealogia per raccontare chi siamo e da dove veniamo? Oggi sappiamo che quell’immagine, frutto del genio di Charles Darwin, non è più sufficiente a farci comprendere la vastità del processo evolutivo.

In nostro soccorso giunge David Quammen – celebre giornalista scientifico e saggista, che aveva preconizzato anni fa una pandemia zoonotica, di fatto quella contro cui stiamo combattendo oggi – che con il suo nuovo libro, “L’albero intricato” (Adelphi, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra), rivela:

«Almeno l'8 per cento del genoma umano è giunto sino a noi con una trasmissione genica orizzontale operata dai retrovirus, saltando da una specie all’altra». Sembra fantascienza, ci aspettiamo di udire tuoni e fulmini, invece muta l’intera percezione del processo evolutivo. Con questa intervista, David Quammen ci mette in guardia sui rischi della fine del lockdown e sull’ondata autunnale del Covid-19 e, con la consueta chiarezza, inchioda l’amministrazione Trump alle sue negligenze. Dati alla mano, otto anni dopo la pubblicazione del suo saggio più celebre, “Spillover. L’evoluzione delle pandemie” – balzato in cima alle classifiche durante il lockdown, affiancato da “Alla ricerca del predatore alfa” (entrambi pubblicati in Italia da Adelphi) – le previsioni di Quammen si sono verificate con puntualità, dimostrando che dobbiamo aver fiducia nella conoscenza. Oggi ancora di più, districandoci fra fake news e cospirazionisti, abbiamo davvero bisogno di pensatori capaci di spingersi oltre.

Nel saggio “Perché non eravamo pronti”, scrive che la mancanza di immaginazione è stato un serio problema. Cosa intende?

«Citavo la mia principale fonte, il dr. Ali Khan, secondo cui tanti paesi hanno reagito male a Covid-19 non per mancanza di denaro, di avvertimenti o di risorse materiali, ma per una carenza di immaginazione. I leader mondiali avevano dossier di scienziati e funzionari della sanità pubblica che li mettevano in guardia su una possibile pandemia ma hanno pensato che non sarebbe accaduto davvero, e certamente non sarebbe successo durante il loro mandato, quindi non hanno fatto nulla impedire la catastrofe».

L’America è dovuta ricorrere a fosse comuni per seppellire le vittime del Covid-19. L’amministrazione Trump ha sottostimato il problema?

«L'amministrazione Trump ha sicuramente sottovalutato il problema. In modo disastroso. Il 31 gennaio Donald Trump ha chiuso le frontiere ai cittadini stranieri che avevano recentemente visitato la Cina. E poi nient'altro. I kit diagnostici prodotti dal Centers for Disease Control and Prevention sono stati un fallimento. E non vi è stata alcuna risposta coordinata da parte del governo federale per aiutare gli Stati affinché ottenessero i ventilatori per la rianimazione e i dispositivi di protezione individuale per affrontare il contagio. E ancora, non c’era un piano federale per testare e isolare i casi, assicurandosi che stessero in quarantena per due settimane. Nel frattempo, Trump è apparso in pubblico principalmente per incolpare il problema della Cina e per dire bugie. Un esempio? “Nessuno sapeva che ci sarebbe stata una pandemia o un'epidemia di questa proporzione”».

In Europa i contagi sono nettamente decresciuti. Verremo colpiti da una seconda ondata in autunno?

«Sì, penso che ci sarà una seconda ondata. In autunno o forse prima. Questo virus non scomparirà. Fino a quando non avremo un vaccino, riprenderà a colpirci qua e là, causando nuovi gruppi di casi, anche su scala epidemica in alcuni Paesi, a seconda delle circostanze e delle precauzioni osservate. In realtà, ci sono tante cose che ancora non sappiamo di questo virus e nessuno può dire cosa accadrà con certezza. Scegliendo di riaprire e allentare il lockdown, stiamo eseguendo un grande esperimento…».

Teme che ci saranno conseguenze?

«Forse era inevitabile agire perché le persone stanno soffrendo per la mancanza di un lavoro. Ma ci sono buone probabilità che sarà un esperimento doloroso. O forse no. E in tal caso, mi creda, sarà un miracolo».

Quali contromisure abbiamo?

«Dobbiamo proseguire su questa strada. Informare le persone, essere responsabili e consapevoli dell’importanza delle nostre singole azioni».

Nel suo nuovo libro, “L’albero intricato”, lei parla di «trasferimento genico orizzontale». Perché è così importante capire l'”albero della vita”?

«Il trasferimento genico orizzontale (HGT) è un fenomeno sorprendente e controintuitivo, di cui non ero a conoscenza, anche dopo decenni di libri sulla biologia e l'evoluzione. Definiamo in tal modo il trasferimento di informazioni genetiche lateralmente, ovvero attraverso i confini delle specie, piuttosto che verso il basso, dai genitori alla prole. Era impossibile riscontrare questo fenomeno fino a quando gli scienziati non hanno iniziato a sequenziare i genomi di varie specie. In tal modo hanno trovato tratti di Dna che si erano spostati lateralmente, attraversando i confini tra diverse specie, a volte anche tra regni di diverse creature. Potremmo chiamarla "eredità infettiva". Virus e batteri a volte raccolgono sezioni del genoma da una creatura infetta e, quando ne infettano un'altra, rilasciano il Dna trasferito nel genoma di quella nuova creatura. Oggi sappiamo che almeno l'8 per cento del genoma umano, ad esempio, è arrivato mediante trasferimento genico orizzontale da un particolare gruppo di virus, i retrovirus. Parte di quel Dna virale è stato convertito in geni necessari per la vita umana, ad esempio il gene syncytin 2, che crea una membrana tra la placenta e il feto in una donna incinta. Proprio quella membrana è cruciale per il trasporto di nutrienti nel feto e il trasporto di prodotti di scarto. Bene, tutto questo è possibile grazie al trasferimento genico orizzontale».

Perché un albero intricato?

«Scopriamo che la storia della vita sulla Terra non è, come pensava Charles Darwin, modellata come un semplice albero della vita, ad esempio una grande quercia, con gli arti e i rami che dovevano essere sempre divergenti. C’è di più. Oggi sappiamo che ci sono molti casi in cui gli arti o i rami convergono, corrono insieme e talvolta mescolano parte dei geni, grazie all’opera dei virus. Continuiamo ad usare la figura dell'albero ma per essere più precisi oggi dovremmo disegnarlo diversamente, come un albero intricato».

In questo libro lei racconta di un laboratorio che immagazzina campioni di batteri e virus mortali. Di cosa si tratta?

«In Inghilterra esiste un'importante struttura chiamata NCTC, la National Collection of Type Cultures, che conserva campioni congelati e inattivati ​​di migliaia di batteri e virus. Questi campioni sono conservati per scopi di ricerca, alcuni sono messi a disposizione di laboratori legittimi in tutto il mondo, per scopi legittimi. Il livello di sicurezza è alto».

Le fake news, le teorie della cospirazione e i no-vax sono un pericolo per le generazioni future?

«Ho letto post e teorie disparate relative al fatto che questo coronavirus sarebbe stato progettato e fuggito accidentalmente da un laboratorio. Ovviamente non c’è alcun tipo di prova a supporto, sono voci per creare caos. Queste teorie del complotto si rivolgono a coloro che traggono vantaggio per ragioni politiche, dall’inventare o diffondere storie false. È triste, patetico, che non si riesca a distinguere la fantasia sfrenata dalla realtà».

L’uomo domina il mondo, sottomette le altre specie e rischiamo una sesta estinzione di massa. La specie umana, secondo la logica darwiniana, può essere considerata un obiettivo successo evolutivo?

«Secondo i criteri della selezione naturale darwiniana, la specie umana rappresenta certamente un successo evolutivo, almeno a breve termine, poiché soddisfa i criteri base: cresci in abbondanza, diffonditi attraverso lo spazio, estenditi nel tempo. Sì, noi umani ci siamo imposti a scapito della biodiversità del pianeta».

E che può dirci del Coronavirus da questo punto di vista?

«Beh, anche il virus SARS-CoV-2, è un grande successo evolutivo, al momento. Si è moltiplicato enormemente in numero e si è diffuso nello spazio, infettando gli umani in tutto il mondo. Solo il tempo che verrà ci dirà se l’Homo sapiens o SARS-CoV-2 si perpetueranno con successo nel tempo».

Crede che l'abuso di antibiotici sarà la prossima minaccia per l'umanità?

«L'abuso di antibiotici è un problema serio per la salute umana ma non ci sono le condizioni per far scattare un allarme globale. Abusandone, un singolo tipo di batteri può ottenere la resistenza a un determinato antibiotico in modo lento, mediante mutazioni incrementali, trasmesse alle generazioni future. E dopo aver acquisito la resistenza agli antibiotici, può uccidere le persone a tassi crescenti, decine o centinaia di migliaia di persone ogni anno in tutto il mondo».

Ma come si è diffusa così rapidamente la resistenza agli antibiotici in tutto il mondo, da un tipo di batteri all'altro?

«Indovini? Tramite il trasferimento genico orizzontale. Questo fatto è fondamentale per capire la velocità con cui questo problema sta aumentando. I batteri sono particolarmente bravi nel trasferimento genico orizzontale e condividono liberamente i loro adattamenti genetici, da una specie di batteri all'altra».

Mr. Quammen rileggendo Spillover, tutte le sue previsioni erano esatte…

«Otto anni fa ho scritto quel libro per mettere il mondo in guardia su una pandemia di malattie infettive che si sarebbe verificata presto, causata da un nuovo virus, trasmesso da un animale selvatico all'uomo. Ero certo che sarebbe stata veicolata da un virus di rapida evoluzione, come un'influenza o un coronavirus, proveniente da un mammifero, forse un primate, magari un pipistrello, trasmesso in un mercato all’aperto in cui varie specie erano sempre a contatto. Sì, in Spillover dicevo questo. Otto anni fa».

Doti da veggente?

«Avevo ragione ma non era chiaroveggenza. Ho ascoltato e citato diversi scienziati che ci mettevano in guardia. Ma, come dicevamo, i leader internazionali mondiali hanno dimostrato una mancanza di immaginazione».

E per il prossimo futuro?

«Oggi sappiamo che questa non sarà l’ultima pandemia. Ci sono molti altri virus pericolosi che vivono negli animali selvatici e mentre li facciamo entrare nella nostra sfera di influenza – tramite il consumo di carne e con la sistematica distruzione degli ecosistemi selvatici – stiamo attirando verso di noi anche i loro virus. Non possiamo far finta di non sapere cosa accade, là fuori».

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