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Camilla Läckberg, intervista alla scrittrice svedese: che risorsa la solidarietà femminile...

La scrittrice Camilla Läckberg

Sull’onda lunga del #MeToo, lo scorso anno la scrittrice svedese Camilla Läckberg ha scritto “La gabbia dorata”, creando Faye, una donna affascinante con un grande intuito per gli affari, un lussuoso appartamento nel centro di Stoccolma e una famiglia praticamente perfetta. Ma quel sogno era destinato ad infrangersi: Faye scopre i ripetuti tradimenti del marito ed escogita una terribile vendetta, diventando un vero e proprio idolo per le donne in patria, grazie alla creazione di una compagnia di cosmetici con un nome-manifesto: Revenge. Ad un anno dalla prima avventura, Faye torna in pista con “Ali d’argento”, (Marsilio, traduzione di Alessandra Albertari, Laura Cangemi, Katia De Marco e Alessandra Scali) e la ritroviamo in Italia ancora alle prese con i fantasmi – e le violenze domestiche del passato. Ma nonostante la riconquistata libertà – sessuale, economica e sentimentale – l’amore può tramutarsi persino in una trappola, in una dipendenza tossica come una droga, e fatalmente Faye dovrà mettere ordine fra le proprie priorità, ammettendo fragilità, affrontando il lato oscuro della sorellanza su cui sta costruendo un nuovo futuro.

Oggi Camilla Läckberg (1974) è una delle autrici più amate al mondo anche grazie alla sua capacità di leggere la società che muta, vive a Stoccolma con i quattro figli ed è anche imprenditrice di successo, grazie ad “Invest in Her”, una società che punta sull’imprenditoria femminile, impegnata in prima linea per l’abbattimento della disparità salariale tra uomini e donne. I dieci libri della serie thriller ambientata nella cittadina di Fjällbacka (con protagonisti Erica Falck e Patrik Hedström, pubblicati in Italia da Marsilio), hanno venduto 26 milioni di copie in 60 paesi e “Ali d’argento” – il secondo titolo della serie dedicata a Faye – sembra già pronto per diventare una serie tv di successo, intrecciando passione e rinascita, amore e vendetta, sesso e #metoo.

Dopo il grande successo raggiunto con Erica Falck e Patrik Hedstrom, com’è nata Faye?

«Questo personaggio, e la sua particolare storia, mi hanno accompagnato per circa dieci anni. Sino a due anni fa non mi sentivo pronta per scriverla, poi è arrivato “La gabbia dorata”, il primo libro su Faye e qualcosa è cambiato, per sempre».

Chi è Faye?

«Lei è un mix di ogni donna che abbia mai incontrato. Faye subisce maltrattamenti e umiliazioni dal marito, crede davvero che sia amore quel tipo di rapporto ma è rinchiusa in una gabbia dorata. Ma quando l’incantesimo finalmente si rompe, risponde con la rabbia e la vendetta per sovvertire gli equilibri che la tenevano prigioniera».

Faye crede moltissimo nella solidarietà femminile. Anche per lei è così?

«Assolutamente! All'inizio l'amicizia e la sorellanza femminile non facevano parte della mia personalità, ma quando ho avuto i miei primi due figli, spontaneamente, con una vicina di casa è nato un sodalizio. Ci confortavamo e aiutavamo, facendo da babysitter ai bambini e lasciando qualcosa di cucinato davanti alle nostre reciproche porte di casa. Ed era un sollievo trovare un piatto pronto in un momento di difficoltà. Ciò mi ha fatto capire quanto sia importante per l'amicizia e la solidarietà femminile, un potere che può davvero avere una potenzialità incredibile se applicato su una scala più globale!».

Faye è uscita dalla gabbia dorata ma rischia seriamente di perdere tutto, inseguendo l’amore, desiderando fortemente l’amore. E allora: i sentimenti possono essere un punto debole?

«Sì, in un certo senso i sentimenti possono rappresentare una vera debolezza. D’altra parte, penso che sia importante mettersi in gioco, anzi, fa parte integrante della vita. Il punto centrale è un altro. Non devi scomparire dentro una coppia e, sottolineo, devi sempre avere il controllo dei tuoi risparmi».

Perché?

«Può essere devastante dipendere completamente da una persona. Le persone nelle relazioni crescono e si sviluppano, a volte in direzioni diverse e sebbene tutti pensiamo che il nostro amore durerà per sempre, le cose possono andare diversamente. La vita è in continua evoluzione ma in fin dei conti è proprio questo a renderla così interessante».

Faye ricomincia dall’Italia, un paese in cui lei ha molti lettori. L’idea del maschio latino, il maschio seduttore, le sembra ancora appetibile oggi?

«Certamente! Almeno per noi, in Svezia, un paese più freddo e decisamente meno caliente. Quindi l'immagine stereotipata dell'uomo latino è intrigante e seducente, proprio perché crea un evidente contrasto».

Il salary gap fra uomo e donna è un dato di fatto. Le cose stanno cambiando?

«Questa battaglia non finirà finché non ci sarà la piena parità tra i sessi, con le stesse possibilità, gli stessi diritti ed eguali doveri, in tutti i campi lavorativi. Tutti devono essere consapevoli di questa ingiustizia, perché solo con consapevolezza e la conoscenza le cose possono cambiare».

Secondo lei esiste una forma di ghettizzazione anche nel mondo della cultura?

«Sì, credo che le donne siano giudicate più severamente degli uomini e le opere che scrivono, dipingono o scolpiscono sovente siano considerate più commerciali e meno intellettuali».

È un giudizio basato sulla sua esperienza personale?

«No, per quanto riguarda la mia scrittura e la mia carriera non ho incontrato quel tipo di resistenza. Piuttosto, mi riferisco ad un atteggiamento generale. Soprattutto qui in Svezia si tende a dividere le opere fra intrattenimento puro e letteratura e in questa divisione sovente le scrittrici finiscono intrappolate».

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