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Frascella e il suo nuovo libro: quel senso di giustizia che alla fine vince sempre

Il quartiere Barriera di Milano, nonostante il nome, si trova a Torino. Si apre dinanzi a voi mentre andate verso il centro cittadino provenendo dall’aeroporto. È una zona di periferia, un quartiere popolare, un mondo fatto di negozi etnici e sveglie all’alba, un’umanità che si barcamena, si lecca le ferite e sogna un futuro diverso per i propri figli. Sono tutte uguali e sono tutte diverse le periferie del mondo ma in ciascuna di esse, brulica la vita, quella commedia umana che ha fatto le fortune di Balzac.

Proprio qui, in questo variopinto mondo, fra l’odore del kebab e una diffusa criminalità, si muove Contrera, l’investigatore privato nato dalla penna di Christian Frascella (che ha esordito nel 2009 con “Mia sorella è una foca monaca”, seguito da “Sette piccoli sospetti”) protagonista di una serie di libri di successo in un mercato editoriale zeppo di crimini e uomini di legge eppure sempre in cerca di voci e punti di vista originali.

Dopo “Fa troppo freddo per morire” (2018) e “Il delitto ha le gambe corte” (2019), ecco “L’assassino ci vede benissimo” (pp.284 €18, tutti editi per Einaudi), la terza avventura di Contrera che in pochi giorni – mentre l’estate incombe - è già andato in ristampa, grazie a un mucchio di elementi che proveremo ad analizzare in queste righe ovviamente senza privarvi del piacere della lettura.

Innanzitutto, Contrera è un perdente, uno sconfitto della vita che però non piange e non si autoassolve, anzi, si carica di sensi di colpa per aver infangato la divisa da poliziotto e rovinato la reputazione del padre – lui sì ligio al dovere - causandone il suicidio.

Contrera – sì, basta il cognome - è ripartito da zero, oscilla sempre sull’orlo del baratro ma è armato di una pungente ironia e parla con una spigliata voce narrante direttamente al lettore - come se guardasse dritto in camera, in perfetto stile House of Cards – ricevendo i suoi clienti in una lavanderia a gettoni. Contrera vive a scrocco sul divano della sorella da anni, beve solo birra Corona e se ne frega altamente dell’etica professionale. Intasca malvolentieri i soldi di poveri disperati cercando di risolvere beghe di macchine rubate e storie di tradimenti, ma puntualmente finisce invischiato in affari loschi e ben più grandi di lui, rischiando di rimetterci le penne. E nel frattempo, nonostante tutto questo bailamme, ha una discreta vita sentimentale tanto che il nuovo libro si apre con un dilemma: come farà a dire al suo nuovo amore che “per sbaglio” ha messo di nuovo incinta la sua ex?

Ed eccoci al suo fianco mentre da una parte indaga e dall’altra si ritrova in un mare di bugie sentimentali e alle prese con il carattere spinoso di sua figlia Valentina, già certo che anche stavolta riuscirà a mandare in frantumi quel piccolo tepore che gli scalda il petto, chiamato felicità.

Disperatamente umano e con quella brutta storia di corruzione e droga che gli pesa addosso come un macigno, Christian Frascella racconta e tratteggia un personaggio umano e fallibile - dall’aspetto un po’ trasandato, capelli sale e pepe, con indosso sempre la stessa giacca mimetica - che affronta ogni giorno i suoi demoni, non proprio a testa alta e non sempre da sobrio. Ma in questo noir dal ritmo vertiginoso che richiama le atmosfere di Jean-Claude Izzo nelle pagine più forti, in cui la miseria e l’umanità allo sbando si prendono la pagina, il peso del suo passato maledetto è ancor più gravoso mentre Contrera cerca costantemente, inseguendo una contorta e personalissima idea di giustizia sociale, di mettere tutto a posto. “L’assassino ci vede benissimo” si svolge nel giro di appena ventiquattr’ore, una lotta contro il tempo per cercare di scagionare l’amico Eddie da un’accusa di duplice omicidio, salvandogli la pelle da una ronda di fascisti, decisa a far giustizia in una notte di violenza, benedetta da una fitta nebbia.

Ecco l’atmosfera perfetta per una resa dei conti nel quartiere di Barriera di Milano, a Torino.

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