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“Fu sera e fu mattina” il Medioevo di Follett, un prequel a "I pilastri della Terra"

In un panorama editoriale in cui la maggior parte dei romanzi in uscita stenta a vendere cento copie, Ken Follett ha superato quota centosettanta milioni, in tutto il mondo. Numeri esorbitanti, cifre da capogiro che pongono il romanziere gallese ai vertici di una classifica per pochissimi eletti, in compagnia di altri nomi amatissimi dal pubblico, fra cui J.K. Rowling, James Patterson, Dan Brown e Wilbur Smith. Ecco perché la pubblicazione di “Fu sera e fu mattina”, il nuovo libro di Ken Follett, in contemporanea mondiale (in Italia lo pubblica Mondadori nella traduzione di Annamaria Raffo), con tutta probabilità balzerà in un lampo in cima alla classifica di vendita e riporterà – verosimilmente – il sorriso sul volto dei librai, in un periodo di fatturati complicati a causa del Covid-19.

Così, mentre i festival letterari devono fare i conti con le disdette e gli incontri in streaming, Ken Follett sbarca direttamente nelle librerie italiane e si riallaccia alla sua trilogia di maggior successo, “I pilastri della Terra” (1989), già divenuta anche una serie tv, prodotta da Ridley e Tony Scott nel 2010.

Si comincia dal 997 d.C., sulle coste inglesi. Edgar è un ragazzo con un fisico massiccio e di buon giudizio, ha trovato l’amore e sogna una nuova vita, un destino radioso. Ma una notte la sua quieta esistenza da figlio di costruttore di barche viene spazzata via da un’incursione vichinga. Centinaia di uomini radono al suolo il villaggio, rapiscono le donne, razziano il bestiame e uccidono chiunque gli si opponga, lasciandosi alle spalle solo macerie e rabbia.

La violenza e il sangue, il marciume e la miseria, Ken Follett non racconta un Medioevo edulcorato, anzi, ci tira dentro le pagine con una trama densa e ben congegnata. A ridosso dell’anno Mille, la vita media oscillava intorno ai quarant’anni, le malattie e la povertà erano un flagello e la morte poteva giungere da un momento all’altro. Erano anni in cui re, nobili e uomini di chiesa si sentivano molto al di sopra della legge e il trio di fratelli che amministra l’Inghilterra occidentale per conto del sovrano compie ogni genere di misfatti senza alcun timore.

Sembra banale dire che Follett sia un maestro dell’intreccio ma ogni libro – a partire da “La cruna dell’ago”, il suo primo grande successo, pubblicato nel 1978 – ne conferma la capacità di tenere il lettore incollato alla pagina; così, mentre seguiamo Edgar e la sua famiglia spostarsi verso l’entroterra per iniziare una nuova vita nel desolato villaggio di Dreng's Ferry, l’azione si sposta sulla contessina Ragna, una nobildonna di alto lignaggio sulla costa francese, figlia del conte Hubert di Cherbourg. Ragna dovrà presto prender marito e intanto si districa nella vita di corte, fra caccia ai cinghiali e politica, ma l’arrivo dalle coste inglese di Winfull, il maggiore dei tre fratelli che governa l’Inghilterra occidentale, scombina i piani dei genitori di Ragna. Lei si innamora perdutamente di quel fascino rozzo e si concede in sposa, attraversando il canale della Manica con un seguito di scudieri e dame, lasciandosi alle spalle il sole e gli agi, sbarcando nell’umida Inghilterra – fra birra calda e insolenze – iniziando nel peggiore dei modi una nuova vita al fianco di Winfull.

Ecco nascere il più classico degli intrecci di personaggi, in un continuo susseguirsi di continui colpi di scena negli anni più bui e turbolenti del Medioevo. E mentre Edgar si adopera per costruire una casa di pietra – convinto che siano le nostre azioni a determinare il destino – entra in scena il monaco Aldred, un monaco colto e idealista che vorrebbe costruire un centro d’erudizione in una abbazia.

“Fu sera e fu mattina” è il primo libro di una nuova serie, scritta per essere il prequel de “I pilastri della Terra”. Il lettore apprezzerà gli sforzi fatti dall’autore britannico per ricreare un mondo dominato dalla miseria e dai capricci dei potenti, in cui la morale è un concetto astratto e il sesso una merce di scambio. Uno sguardo al passato sul quale sono costruite le nostre metropoli, la nostra stessa civiltà.

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