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“Ballando con le stelle” allunga (e annacqua) un po’ troppo il brodo

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Ci sono più cose che non comprendiamo in questa edizione settembrina di Ballando con le stelle, fortemente voluta da Milly Carlucci e dalla Rai. Sono tante, piccole note dissonanti delle quali è costellata la trasmissione, che cercheremo di raggruppare in tre macrocategorie: medie incoerenze, stabili animosità, grandi inutilità. Nella categoria delle medie incoerenze ci mettiamo la prevenzione da virus.

Tutto il cast è monitorato con tamponi settimanali, ballano appiccicati e tutte le coppie attendono il loro ingresso in una sala, ma non c’è pubblico e immaginiamo che lo studio sia sanificato di frequente. Ma per la classifica finale fra le coppie vengono collocati separé di plexigas e anche la giuria è divisa da schermi, che a Zazzeroni servono come comodo appoggio per il gomito. Speriamo che mandino tutto questo materiale a una scuola bisognosa o alle poste, perché a loro non serve.

Nella stessa classificazione ci metteremmo i giudizi sui concorrenti, fra i quali c’è chi balla e chi a-balla dove la “a” è alfa privativo. Facciamo così, chiamiamole “prestazioni di spettacolo”, perché ci va benissimo che alcuni concorrenti sostituiscano alla danza una performance, come per Costantino della Gherardesca o Ninetto Davoli, ma poi il metro di valutazione deve essere uguale per tutti. Restano stabili le animosità. Tutto il cast dei concorrenti è, come sempre scelto per discutere e far discutere e la giuria, come da copione, non si risparmia nello scatenare ostilità, anche se in questa edizione molti ci sembrano aver smarrito il senso della misura. Selvaggia Lucarelli mantiene una sua coerenza polemista, incoraggiando la coppia Isoardi – Todaro ad abbandonare strategie da gossip o stuzzicando Alessandra Mussolini che è preparata a reggere al gioco, ma Guillermo Mariotto ci è sembrato insostenibile e Ivan Zazzeroni inopportuno. L’unico ancora stabile è Fabio Canino, ma Carol Smith era sfinita. Fra le grandi inutilità ci piazziamo la novità dei tribuni del popolo.

Azzardiamo un paio di ipotesi: volevano trovare o una soluzione come quella del diretto competitor di Canale 5, Tu si que vales, che fa esprimere un giudizio di gradimento al pubblico o un riempitivo per la mancanza degli spettatori in studio. In ogni caso, poiché gli opinionisti assegnano il tesoretto guadagnato dal ballerino per una sera a un concorrente ma i tribuni lo possono dividere con altra coppia, non si comprende chi vota chi, ma non c’è più il televoto. Infine, grandemente inutile è il numero delle coppie in gara, 13, con una maratona di quattro ore e una manfrina di presentazioni atte ad allungare il brodo che alla fine della cottura è solo acqua bollita. Anzi, acqua ballata.

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