Seduto su una poltroncina, indossa una t-shirt beige, alle spalle una bacheca con alcuni fogli appesi e sullo sfondo, sotto un calorifero, un paio di ciabatte nere riposte con cura. Ma dentro l’inquadratura della webcam. Sì, il Covid-19 ha fermato il mondo, o perlomeno l’ha rallentato, ma anziché mancare all’appuntamento con il suo pubblico nella giornata conclusiva del festival Pordenonelegge, il romanziere inglese Nick Hornby si è collegato in streaming direttamente da casa, a Londra, conquistando tutti.
Poco prima ha incontrato virtualmente i giornalisti e così eccoci, virtualmente, nel suo studio, dove Hornby, 63 anni, rispondendo alla granguola di domande sfoggia il suo humour e conferma la sua capacità di saper leggere l’evoluzione dei tempi.
Tutti ricordano i suoi bestseller – “Alta fedeltà”, “Febbre a 90°” e “Un ragazzo”, editi da Guanda e ben trasposti al cinema – e da pochissimi giorni è in libreria il suo ultimo romanzo, “Proprio come te” (Guanda, traduzione di Elettra Caporello), una storia d’amore, una commedia sociale – questa è “l’etichetta” preferita dall’autore – i cui protagonisti sono Joseph, un giovane macellaio afroamericano, e Lucy, una donna divorziata, tra i quali ci sono vent’anni di differenza mentre incombe la Brexit. Lui sogna di diventare un deejay di successo e intanto sbarca il lunario come può, lei è un’insegnante 42enne decisamente contraria all’idea che la Gran Bretagna lasci l’Europa, sconcertata che ciò possa accadere. E accadrà davvero, come sappiamo.
«Questo è il tempo peggiore che abbia mai vissuto nel Regno Unito in tutta la mia vita – afferma Hornby – . La pandemia, la sua gestione è stata veramente disastrosa nel mio Paese. Non solo, abbiamo una nazione divisa dal risultato del referendum».
E nel 2021, con la Brexit a regime, cosa accadrà?
«Non dimentichiamolo, sono un romanziere non uno stratega politico, ma temo che da gennaio entreremo in una crisi finanziaria ancora peggiore di quella causata dalla pandemia. Diciamo che non siamo molto indietro rispetto agli Stati Uniti in termini di divisioni. Ce la caviamo bene anche noi, siamo molto divisi, sì. Direi che oggi, la temperatura della società è ben più alta dei 90°», afferma, citando uno dei suoi più noti e amati romanzi e concedendosi un amaro sorriso.
Come nascono i libri, da dove arrivano le storie?
«Un giorno vidi una coppia che mi ispirò, quattro o cinque anni fa. Lui al bancone, lei era la cliente e c’era una palpabile tensione, un’attrazione visibile. Perché non potevano stare assieme, perché non dovevano essere felici? Come tante cose, questa immagine è rimasta nella mia mente ma quando ho deciso di scrivere della Brexit e di una società spaccata in due, mi è sembrata una metafora perfetta».
Ovvero? lo incalzano le domande via streaming: «Tutti noi abbiamo un’idea più o meno chiara di come dovrebbe essere la nostra anima gemella, ma poi il tempo passa, la vita corre e alla fine, forse, più di tutto conta che ci siano gentilezza e rispetto».
Scegliere una protagonista femminile è un’idea molto in voga nella narrativa di lingua inglese – e non solo – ma come sono i quarantenni odierni?
«Beh, sono più giovani di me, sono nati intorno agli anni 80, non hanno vissuto al tempo della Thatcher e non ricordano gli anni più difficili di questo Paese, hanno una mentalità completamente diversa. Sarebbe bello poter sapere cosa ci riserva il futuro, intanto passando per le vie di Londra vedo negozi chiusi, uffici vuoti. Quello che era un vero e proprio tempio del consumismo e del lavoro sta diventando veramente superfluo e inutilizzato. Ma mi pare sia così in tutto il mondo. Spazi vuoti, inutilizzati e non produttivi».
Ma se il futuro è un’incognita, un rimedio per ripartire giunge proprio da Hornby, quando afferma: «Impariamo, traiamo spunto dalla New York degli anni 70: la città era praticamente morta e si trovavano facilmente edifici e magazzini a basso costo in cui nascevano laboratori d’arte e club musicali, spazi per la creatività. Voglio dire, se intendiamo far ripartire la società potremmo fare in modo che il centro delle metropoli sia di nuovo accessibile anche ai giovani, riportando linfa nel cuore delle città anziché vedere una distesa di spazi vuoti e desolanti: i giovani avranno la possibilità di avvicinarsi di più al centro della città e potranno sprigionare la loro creatività».
Oltre ai già citati film, su LaEffe di recente è andato in onda una miniserie tratta da “Lo stato dell’Unione. Scene da un matrimonio” (Rosamund Pike e Chris O’Dowd, vincitrice di 3 Emmy Awards) e in generale Hornby afferma: «L’adattamento dei miei romanzi mi ha sempre soddisfatto, sono stato fortunato. Forse, aiuta il fatto che ci siano dialoghi, situazioni e incontri, un corpo narrativo che ben si presta ad una pellicola». E non è escluso che anche “Proprio come te” possa diventare un film.
E mentre confida che «l’arte ha avuto un ruolo fondamentale per sopravvivere al lockdown», rimarca la bellezza dell’ultima pellicola tratta dai suoi libri, “Tutto per una ragazza”, prodotto in Italia, con Barbara Ramallea e Ludovico Tersigni, diretto da Andrea Molaioli. «È veramente bellissimo – dice lo scrittore – . Mi ha commosso l'amore, la cura che è finita dentro la realizzazione di questo film».
E poi il tempo finisce, Hornby saluta e si prepara ad incontrare il suo pubblico, direttamente da Londra.
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