Una storia incredibile che fa emergere una volta di più lo spessore di una scienziata che il mondo intero ha invidiato all’Italia: Rita Levi Montalcini. E’ stato ritrovato negli archivi del Consiglio nazionale delle ricerche un fascicolo sulla ricercatrice che ne documenta l’attività svolta presso il Cnr, di cui diresse il Laboratorio di biologia cellulare.
Dall’analisi dei documenti è possibile ricostruire gli incarichi affidati alla scienziata tra il 1966 e il 1981 ed lo stato di perseguitata in seguito alle leggi razziali del 1938. Tra i documenti, l’istanza presentata nel gennaio 1978 dalla ricercatrice di prolungamento del rapporto di impiego con il Cnr fino al compimento del settantesimo anno di età; la deliberazione, nell’aprile 1978, di riconoscimento di perseguitata razziale a Rita Levi Montalcini della Commissione per le provvidenze ai perseguitati politici antifascisti o razziali; la lettera, del maggio 1978, redatta da Ernesto Quagliariello, allora presidente del Cnr, con la quale esprime ringraziamenti per l’opera scientifica svolta dalla scienziata.
Il ritrovamento risale a qualche mese fa ed è stato tanto speciale quanto significativo per la storia del Cnr e della ricerca scientifica. Si tratta di un fascicolo che era ritenuto scomparso e che è invece venuto fuori in occasione di uno scavo archivistico compiuto da Alessia Glielmi, archivista e Responsabile degli Archivi dell’Ente, per preparare una relazione a un convegno organizzato dall’Università di Urbino che aveva ad oggetto gli strumenti di gestione documentale degli enti pubblici di ricerca. Il fascicolo documenta la pluriennale attività svolta da Riota Levi Montalcini a favore del Cnr. Esso fa parte della raccolta di oltre ventottomila fascicoli nominativi del personale che l’Ente gestisce e conserva nei suoi archivi. A questa mole documentaria vanno sommati altri seicento fascicoli del personale Cnr conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato. Questa preziosa fonte, più di altre, risulta l’espressione della pluralità di risorse, di competenze e della concreta multidisciplinarietà dell’Ente nelle sue declinazioni più umane.
Il fascicolo in questione, contraddistinto dalla matricola 12111 (posizione 303.36), è intestato alla Montalcini che per il Cnr è stata direttrice, a partire dal 1966, del Centro di Neurobiologia presso l’Istituto superiore di Sanità, divenendo più tardi, nel 1969, fondatrice e direttrice del Laboratorio di Biologia Molecolare con sede in via Romagnosi, 18/A. La posizione (303) era assegnata, dall’allora Ufficio del personale e degli incarichi di ricerca del Cnr, agli studiosi e ricercatori stranieri con i quali veniva attivato un rapporto di collaborazione. Essi erano assunti mediante un particolare tipo di contratto denominato atto di incarico per l’espletamento di collaborazione scientifico-tecnica. In questa categoria rientrò anche la scienziata torinese, che dall’autunno 1947 su invito del professor Viktor Hamburger, si era trasferita presso l’Università di Washington a Saint Louis acquisendo la cittadinanza statunitense.
Dall’analisi delle carte, in ottimo stato di conservazione, è possibile ricostruire tutti gli incarichi affidati alla scienziata tra il 1966 al 1981, durante i quali effettuò numerose ricerche in stretto collegamento con il Dipartimento di Biologia dell’università statunitense presso il quale si recò assiduamente: 1971 (3 febbraio-16 marzo;27 maggio-16 giugno; 26 ottobre - 8 novembre), 1972 (25 gennaio - 2 marzo;7 giugno -23 giugno;13 ottobre - 2 novembre), 1973 (3-30 aprile;1-10 maggio), 1974 (7 - 30 aprile). Durante questi periodi, su segnalazione della stessa Levi Montalcini, era sospesa la corresponsione dell’indennità di direzione del Laboratorio.
L’intensa attività subì a novembre 1974 una battuta di arresto, allorquando venne sollevata una spinosa questione di tipo amministrativo che avrebbe avuto impatto, se non risolta, sull'attività scientifica. La professoressa fu destinataria di una comunicazione con la quale si portava a conoscenza del fatto che avendo superato il limite di 65 anni - oltre il quale sulla base dei regolamenti, non potevano essere più attributi incarico a tempo pieno di collaborazione a cittadini stranieri - non avrebbe potuto svolgere la sua attività di ricerca, nè dirigere il Laboratorio. La questione venne risolta una prima volta internamente al Cnr, applicando una deroga «trattandosi una delle personalità più in vista in campo scientifico internazionale, sarebbe un grave danno per il Cnr doversi privare di uno studioso di così alto livello».
Questo è quanto emerge dalla lettura della documentazione che attualmente è in corso di inventariazione analitica e digitalizzazione. Con tale deroga, la direttrice Montalcini potè svolgere la sua attività per tutto il 1975. Fu lo stesso per il 1976. Il problema si ripresentò nel 1977. Per risolverlo si impegnò direttamente l’allora presidente del Cnr, Ernesto Quagliariello, che intervenne ponendo un quesito al gabinetto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, organo che aveva il Cnr alle dirette dipendenze, chiedendo di applicare per analogia al «caso Levi Montalcini» la norma (legge 18 marzo 1958 n. 311) che permetteva ai professori universitari lo svolgimento di attività di ricerca fino al compimento del 75 anno di età. La Presidenza del Consiglio espresse parere negativo alla proposta di Quagliariello, concludendo che il mantenimento in servizio non poteva essere consentito. Sembrava finita, ma non era proprio così.
La capacità di analisi, la caparbietà e la determinazione che tante volte sono state risolutive nell’attività di ricerca della scienziata, furono però efficaci e decisive anche in questa occasione: Rita Levi Montalcini decise così di avviare, non l’aveva mai fatto fino a quel momento, la procedura per il riconoscimento della qualifica di perseguitato politico e razziale.
Decise di avvalersi - per amore di scienza - solo nel 1978 dei benefici di una legge che risaliva a più di trent'anni prima. La legge n. 96 del 10.03.1955 (art. 4, comma 3 e 4 e modifiche successive) consentiva, di fatto, ai perseguitati di rimanere in servizio fino al compimento del settantesimo anno di età. Nell’istanza presentata si legge la dolorosa infamia inflitta a tanti italiani di religione ebraica, sancita nel decreto-legge per la Difesa della Razza del 17.11.1938 - Provvedimenti per la difesa della razza italiana - secondo il quale la giovane Montalcini venne dispensata dal ruolo di assistente volontaria presso la Clinica Malattie Nervose e Mentali dell’Università di Torino.
Il provvedimento di riconoscimento dello stato di perseguitata razziale fu rilasciato dalla Commissione per le provvidenze ai perseguitati politici antifascisti o razziali di riconoscimento il 18 aprile 1978. La Giunta Amministrativa del Cnr potè quindi, e stavolta senza impedimenti, deliberare favorevolmente circa il proseguimento del rapporto di lavoro fino al compimento del 70 anno, ossia al 22 aprile 1979. Per tale ragione il 15 giugno 1978 Rita Levi Montalcini fu assunta di nuovo al Cnr, che le permise di portare avanti la sua ricerca con lo stesso entusiasmo di sempre. La cessazione del servizio avvenne il 21 aprile dell’anno successivo.
Ma il rapporto tra l’Ente e la scienziata non cessò, perchè il 20 settembre dello stesso anno le venne affidato un incarico di ricerca a titolo gratuito allo scopo di curare i programmi di «Neurobiologia». Continuò anche a ricoprire gratuitamente la carica di direttore del Laboratorio partecipando a congressi internazionali e presentando risultati scientifici a nome del laboratorio fino al 1980. Con gli allievi Pietro Calissano, Luigi Aloe, Antonino Cattaneo, come è noto, concentrò le sue indagini sullo spettro di azione del Ngf, aprendo la strada all’uso clinico della proteina. E nel 1986, all’età di 77, arrivò l’annuncio che le veniva assegnato per questa ricerca il Premio Nobel per la medicina.
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