Una pagina fondamentale della lotta alla criminalità organizzata viene riproposta da un punto di vista inedito, quello dei personaggi minori che, accanto ad illustre figure istituzionali, hanno offerto il loro prezioso contributo al Maxiprocesso di Palermo contro la mafia (10 febbraio 1986-16 dicembre 1987), mostrando coraggio e spirito di servizio verso la collettività. Evento di cronaca tra i più rappresentati da cinema e tv, e raccontato attraverso le figure dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e del pentito Tommaso Buscetta, torna sotto la regia di Francesco Miccichè (già autore di “Io sono Libero”, dedicato a Libero Grassi, e “Paolo Borsellino - Ora tocca a me”) nella docufiction “Io, una giudice popolare al Maxiprocesso”, in onda stasera (ore 21.25) su Rai1. Realizzato da Stand by me e Rai Fiction, scritto da Pietro Calderoni e Ivan Russo su soggetto di Simona Ercolani (anche produttrice), il docufilm segue la formula consolidata della narrazione cinematografica alternata ad interviste esclusive ai protagonisti dell'epoca, tra cui il pubblico ministero Giuseppe Ayala, il Presidente della Corte d'Assise Alfonso Giordano, il giudice a latere Pietro Grasso, il giurato Mario Lombardo - giornalista de “L'Ora” scomparso a maggio, cui è dedicato il film - e le giurate Maddalena Cucchiara, Francesca Vitale e Teresa Cerniglia. Ispirata alle loro vicende, la storia della protagonista Caterina Parisi (Donatella Finocchiaro), insegnante di Cefalù, che accetta di fare da giurata popolare al maxiprocesso istituito da Falcone (Paolo Giangrasso) e Borsellino (Gaetano Aronica), con il quale per la prima volta lo Stato italiano portava alla sbarra killer e capimafia, con l'accusa di aver costituito un'associazione criminale detta Cosa Nostra. La donna vedrà sconvolta la sua vita, passando attraverso un'esperienza emotivamente pesante, che tuttavia non le impedirà di portare a termine il suo impegno, sostenuta dalla collega giurata Rita (Manuela Ventura) e dai giudici Giordano e Grasso, cui danno volto rispettivamente Nino Frassica e Pierluigi Corallo. I filmati d'epoca presenti nel film sono stato forniti da Rai Teche e Rai Sicilia, in possesso dell'intero girato dei fatti, grazie al lavoro dell'attuale direttore Salvatore Cusimano, all'epoca cronista del processo, che ha digitalizzato e conservato l'intero repertorio degli interventi. Il film di Miccichè è stato presentato alla stampa dallo stesso regista con Maria Pia Ammirati (Direttore Rai Fiction), Stefano Coletta (Direttore Rai1), e Simona Ercolani. Presenti anche gli attori protagonisti Nino Frassica e Donatella Finocchiaro. Una docufiction che secondo la Ammirati trova il valore aggiunto nel ribaltamento del punto di vista del racconto e nello specifico registro narrativo: «Qui il punto di vista non è quello dei cattivi, più facile da rendere e considerato più attraente per i nostri spettatori, ma quello della normalità di coloro che resero allo Stato un servizio di alto valore civico. Ed anche la scelta di alternare i girati cinematografici a testimonianze dirette, è funzionale al racconto della verità storica, perché la rende più incisiva». «Il maxiprocesso ha segnato uno spartiacque nella storia del Paese - ha detto Miccichè - perché ha fatto capire per la prima volta che la Mafia esiste. Fino al 1986 non si sapeva che avesse un sistema strutturato, la famosa “Cupola” descritta da Buscetta a Falcone. Raccontarne la storia, come ha fatto di recente anche Bellocchio, consente di tenerne viva la memoria». Un plauso speciale agli attori siciliani: «Nel girare storie così particolari e dolorose, ho sempre notato che gli attori siciliani trasmettono qualcosa in più, perché sentono profondamente quello che si racconta. Anche in questo caso Nino, Donatella e gli altri siciliani hanno vissuto la loro interpretazione di attori come una missione. E Frassica, grande interprete, da attore comico è riuscito a vestire i panni del magistrato Giordano, mettendone in evidenza la profonda umanità». Centrale nella fiction, il personaggio interpretato da Donatella Finocchiaro, una giudice popolare tra altri giudici, anch'esse donne: «Come Caterina nella fiction, le vere protagoniste raccontano gli incubi e le paure di persone normali a contatto con una compito forse più grande di loro, ma che portano a termine tirando fuori tutto il loro coraggio. Anche Caterina, nonostante arrivi piena di dubbi e la sua vita venga sconvolta, sente la responsabilità civile di questo incarico e diventa una piccola eroina, rischiando anche la vita. Lei impersona il senso civico che ogni cittadino dovrebbe avere». Grande identificazione col personaggio per Nino Frassica: «Mi chiamano raramente per questi ruoli, ma è stato particolarmente emozionante interpretare Giordano, un signore d'altri tempi, ricco d'umanità e fondamentalmente umile, nonostante il ruolo pubblico. È stato il dodicesimo giudice a venire interpellato dopo il rifiuto di altri colleghi ed ha accettato con grande determinazione e spirito di servizio. Mi sono trovato a mio agio nell'interpretarlo, l'ho amato subito, era dotato anche di grande ironia, purtroppo non ho avuto il piacere di incontrarlo, ma solo di conoscerlo attraverso le immagini del processo, le documentazioni che ho studiato e il contributo bellissimo che ci ha lasciato». Un ruolo diverso per l'attore messinese, che aveva interpretato personaggi collusi con la mafia, come Fra Giacinto nella fiction “La mafia uccide solo d'estate” di Pif: «Quando interpreto ruoli di mafiosi tendo, e mi piace farlo, a ridicolizzarli, a mostrali stupidi in modo che non diventino oggetto di ammirazione; li dipingo come uomini ridicoli, che vivono nella latitanza, in pessime condizioni, pur di avere soldi e potere. In questo caso, nel ruolo di un gran signore come Giordano, posso affermare che è più facile rendere i personaggi perbene rispetto a quelli dei malavitosi». Gli innesti fiction e alcune interviste sono stati girati a Palermo, dentro l'aula bunker, dove si è tenuta realmente la Camera di Consiglio del processo. Altre riprese sono state realizzate nelle stanze di ristoro o in quelle in cui alloggiarono i giurati durante quei 35 giorni. Un'esperienza toccante per il tutto cast. «Vedendo la gabbia vuota dell'aula bunker, immaginavamo le scene viste in altri film come quello di Bellocchio e di altre produzioni Rai - ha raccontato Frassica - . Avevamo quindi come controcampo la realtà, una brutta realtà, e pensavamo di avere di fronte quegli animali umani che riempivano le gabbie, in modo che le nostre interpretazioni fossero verosimili». I titoli dei giornali mostrati nella fiction fanno parte dell'archivio de “L'Ora” di Palermo, e sono stati forniti dalla Biblioteca Regionale Siciliana. Nel cast del film anche Vincenzo Crivello,Chiara Cavaliere e Federico Galante, quest'ultimo nei panni di Ninni Cassarà, il vicequestore aggiunto ucciso dalla mafia il 6 agosto 1985.