Partiamo da un dogma: oggi si celebra l'Immacolata Concezione. Una solennità da giorno rosso sul calendario per il mondo catto-cristiano, una venerazione che in qualche modo attraversa i musulmani e tocca pure la gente laica (quella che in un momento normale, uno senza pandemia, quantomeno farebbe vacanza), che si prende Maria e la incornicia tra le donne da ricordare. Ecco, ci hanno appena cambiato il Padre Nostro, ma non quel testo né quel contesto, quello è intoccabile. Come lo è l'immagine di una donna classica, moderna, contemporanea, pop, trasversale, persino "disco" qual è la Madonna (allora in pectore) che viene fuori prepotentemente da quelle parole. Icona di una femminilità che…insiste e resiste. In tutte le lingue del mondo, solo la musica ha potuto (e spesso saputo) permettersi il privilegio di rivisitarlo in tante e tali di quelle chiavi, che vale la pena ripercorrerne qualcuna. Dici Ave Maria, pensi a Schubert. Breve storia per sfatare un mito: il lied del compositore viennese (su testo di Walter Scott, tratto dal suo poema The Lady of the Lake), pur cominciando con un "Ave Maria", nulla ha a che vedere col testo cattolico. La canzone di Schubert sembra sia stata eseguita per la prima volta al castello della contessa Sophie Weissenwolff (nella cittadina austriaca di Steyregg) e a lei dedicata tanto che, da lì in poi, Sophie divenne "la signora del lago". Motivo (piuttosto valido, direi) per cui l’opera di Franz non è ritenuta liturgica. Nonostante ciò, Ave Maria-Schubert rimane dopo secoli (il brano risale al 1825) la più emblematica (e inflazionata) Ave Maria del mondo Probabilmente al secondo posto c'è lui, il signor Gounod. Che con un'operazione tanto furba quanto geniale, si è preso il Preludio n.1 in Do Maggiore di Bach (dal Clavicembalo Ben Temperato), ci ha disegnato su una linea melodica attraente e ne ha fatto una hit immortale Inversamente proporzionale alla sua fama, c'è la bellezza straordinaria dell'Ave Maria di Caccini. Un falso storico: la composizione è in realtà di Vladimir Vavilov e risale al 1970 (…ma a chi importa!). Pezzi di scale intercalati da altre scale, in una progressione armonica talmente intrigante che...rimpiangi di non aver la voce di Irina Arkhipova (che la incise nel 1987 consegnandola a fama mondiale) per cantarla pure tu al matrimonio di tua sorella E quell'adattamento all'intermezzo di Cavalleria Rusticana di Mascagni? Magari per qualcuno sarà una forzatura. Una cover di un capolavoro com’è il poema rinascimentale di Mascagni? Sacrilegio! Eppure la struttura risulta perfetta per la metrica del testo evangelico, il risultato è solenne Più contemporanea, più leggera, forse meno strutturata ma ugualmente efficace è la versione di Gomez. Una chicca poco frequentata che, senza pretenderlo, soddisfa le aspettative di freschezza di chi preferisce un linguaggio musicale più accessibile In quell'occasione, quella della visita di Maria a sua cugina Elisabetta, c'è un saluto che suscita una risposta "Magnificat". Il periodo è quello del grande Giubileo del 2000, il disco "Dalla Terra", musica di don Marco Frisina (allora direttore del coro della Cappella Sistina) e testo tratto dal Vangelo di Luca. Sinfonica, maestosa. Applausi. E poi arriva lui, Fabrizio De Andrè. Si rivolge ad una Maria che se ne va tra l'altra gente, il richiamo di una "femmina un giorno e poi madre per sempre". Nella versione di Antonella Ruggiero, irrinunciabile. Fuori classifica, pagano, dance, ci sarebbe pure il remix che Gigi D'Agostino (esatto, proprio lui), si è concesso negli anni '90 ripescando Schubert in un'operazione che...giudicate voi!