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Alberto Angela: "Venite con me a fare un giro nella Roma di Nerone"

Appena sbarcato in libreria "L'ultimo giorno di Roma. Viaggio nella città di Nerone poco prima del grande incendio". Il primo capitolo di quella che sarà una trilogia mette al centro una delle figure più negative della storia antica per ribaltare quello che sappiamo

Chi era davvero Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico? Sull’imperatore di Roma abbiamo sempre letto parole di sdegno e riprovazione ma il Grande incendio che distrusse l’Urbe ricade sulle sue spalle? Nelle vene dell’imperatore, figlio di Agrippina minore, scorreva il sangue imperiale ma sino ad oggi erano molto nebulosi gli anni che lo videro al potere, lasciando spazio a fandonie e mistificazioni. Una grave lacuna che viene colmata da Alberto Angela – divulgatore scientifico, scrittore, autore e conduttore di programmi tv di successo – dando il via ad una trilogia appena sbarcata in libreria con “L’ultimo giorno di Roma. Viaggio nella città di Nerone poco prima del grande incendio” (HarperCollins).
Dopo il recente successo ottenuto con la versione podcast del romanzo storico “Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità” (disponibile sulla piattaforma Audible), Alberto Angela – nato a Parigi nel 1962 – sbaraglia i luoghi comuni, libera Nerone e ci presenta l’imperatore sotto una luce nuova, pur ribadendone le responsabilità: «Nerone non era un santo, era un uomo di potere senza mezzi termini che perseguitò i cristiani e spinse Seneca al suicidio».

Com’è nata l’idea di una trilogia per raccontare Nerone?
«Ho voluto scrivere il libro che non sono mai riuscito a trovare. Sui libri di scuola la distruzione di Roma occupa un rigo appena, come fosse un dato acclarato. Ma ci sono tante domande senza risposta. Perché una città intera è andata a fuoco? Com’è stato possibile che accadesse? E com’era Roma prima che l’incendio del 18 luglio 64 d.C. la radesse al suolo? È evidente che Nerone sia stato demolito dai suoi nemici ed è giunto il momento di fare tabula rasa, scoprendo chi fosse davvero».

Lei scrive: «Nerone è il vero frutto del potere a Roma». Perché?
«Il suo trisnonno era Augusto, il bisnonno era Marco Antonio, suo zio era Caligola e il prozio Tiberio. Insomma, parliamo di un uomo che era il frutto diretto dell’albero del potere di Roma, nelle sue vene c’era sangue imperiale, sia geneticamente che nei modi in cui lo esercitava. Nasce nel palazzo, sua madre lo impone al potere e lui si rivelerà spietato nelle azioni».

Ma la responsabilità dell’incendio di Roma ricade su Nerone?
«Ma come si fa ad incendiare una città di un milione di abitanti? Nerone è stato coinvolto suo malgrado in un disastro di origini assolutamente casuali. Secondo Tacito la scintilla fu l’incendio di una bottega sotto una delle arcate del Circo Massimo, favorito da una serie di circostanze».

Com’era Roma, a quel tempo?
«Una città antica, caotica, ricordava Gotham City. Buia, fatta di vicoli stretti con grandi estremi, povertà e lusso sfrenato. In questo primo libro andremo in giro per le botteghe, vivremo una giornata fra le sue strade nel suo ultimo giorno di vita prima che l’incendio cambiasse tutto, per sempre».

La penna come una telecamera per raccontare i contrasti, gli odori e i profumi… Perché questa precisa scelta?
«Il lettore si renderà conto che Roma era come una fiaccola pronta ad accendersi. Era una città di legno stagionato senza alcuna accortezza di sicurezza né riserve di acqua, era logico che accadesse una tragedia».

Il cuore del libro è la ronda dei vigiles. Chi erano?
«Erano i vigili del fuoco, quasi tutti liberti, ovvero ex schiavi. Erano circa settemila dislocati in quattordici caserme nelle quattordici circoscrizioni. Oggi ne è sopravvissuta solo una, si trova a Trastevere, si scende nel sottosuolo e si torna improvvisamente indietro nel tempo, come una scossa. La ronda notturna era molto pericolosa, a tu per tu con i criminali che ronzavano per le strade in una città piena di insidie».

Come si è mosso per le fonti?
«Abbiamo fatto un lavoro enorme senza lasciare nulla al caso. Pensi, anche i nomi dei vigiles - Vindex e Saturninus - sono reali, li abbiamo scovati nei documenti. Tutte le persone che incontriamo in pagina sono persone reali che hanno vissuto Roma in quegli anni, ricostruendone le storie tramite lapidi e note storiche. I vigili ci mostrano la parte meridionale della città, la parte settentrionale invece è narrata con Plinio il Vecchio e Tito, il futuro imperatore. Ho voluto narrare luoghi, ambientazioni e personaggi realmente esistiti».

A chi ha fatto comodo demolire la memoria di Nerone?
«Nerone non era un santo, era un uomo di potere senza mezzi termini che perseguitò i cristiani e spinse Seneca, che era stato il suo tutore, al suicidio. Chi si opponeva all’imperatore soffriva e sovente faceva una brutta fine. Nerone era molto amato dal popolo, era attento che ci fosse sempre grano a Roma e sovvenzionava i poveri, inoltre organizzava giochi e corse, ottenendo il pieno appoggio delle masse. Nerone amava l’arte e saliva volentieri sulle quadrighe ma i senatori e le famiglie ricche gli erano avversi proprio per il suo slancio verso il popolo, tramando e ordendo complotti. E infine, alla sua morte, c’è stata la damnatio memoriae, condannandolo per sempre al rango di tiranno, tramandata dai libri di storia».

Dopo i libri su Cleopatra, ecco la trilogia dedicata a Nerone, cui si aggiungono le trasmissioni tv e i podcast. Qual è il segreto del suo successo?
«Non pensare mai che sia un successo. Essere umili, sempre credibili e rispettosi del proprio pubblico, guardandolo negli occhi. Come fosse un campionato di calcio, bisogna allenarsi al massimo e giocare una sfida alla volta».

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