Lunedì 23 Dicembre 2024

Tutti siamo uno, parola di Chiara. E così "L'amore vince tutto"

Tutti siamo uno, legati gli uni agli altri nella condivisione, ed ugualmente responsabili del nostro destino. Il virus ha cancellato ogni differenza, rendendoci esposti, uguali nella fragilità». Lo afferma Giacomo Campiotti, regista del film tv “Chiara Lubich – L’amore vince tutto”, con cui Rai1 ha deciso di aprire il nuovo anno (verrà trasmesso il 3 gennaio alle 21.25), per dire forte al suo pubblico quanto oggi, come in altri periodi bui della nostra storia, la solidarietà e la fratellanza possano fare la differenza. “Chiara Lubrich” è infatti soprattutto un racconto di “relazioni” tra persone diverse, unite dall’obiettivo comune di mettere le loro differenze al servizio di un bene più alto. Al centro della trama le azioni di una giovane donna coraggiosa e determinata, che durante gli anni difficili della Seconda Guerra Mondiale, sfidando le convenzioni del tempo, dà vita al movimento religioso dei Focolari, all’insegna della solidarietà concreta verso sofferenti ed emarginati. Il film è stato presentato alla stampa in videoconferenza dal regista Campiotti con Maria Pia Ammirati (direttore di Rai Fiction), Stefano Coletta (direttore di Rai1) e Luca Barbareschi (produttore del film con Eliseo Multimedia e Rai Fiction e la collaborazione della Trentino Film Commission). In collegamento anche Cristiana Capotondi, attrice protagonista, ed Aurora Ruffino (interprete di Ines). Nel centenario della nascita di questa moderna eroina, Campiotti porta lo spettatore nella Trento del 1943, dove la giovane Chiara (Capotondi), maestra elementare, assiste alla distruzione fisica e spirituale della sua città, a causa dei bombardamenti e della presenza nazifascita. Cercando di dare un senso alla tragedia, in una città divisa all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre, decide di consacrare la sua vita a Dio e all’aiuto ai meno fortunati, creando un gruppo d’aiuto assieme alle amiche Ines (Ruffino), Natalia (Valentina Ghelfi), Giosy (Miriam Cappa) e Dori (Sofia Panizzi), cui si aggiunge presto Graziella (Greta Ferro), proveniente dal Sud. Il gruppo offre sostegno e speranza, ma suscita anche le ostilità dei rappresentanti della Chiesa, che non vedono di buon occhio la diffusione del Vangelo da parte di una donna che non ha preso i voti. Una storia forte e toccante, come l’ha definita Luca Barbareschi: «Penso che Chiara Lubich sia una vaccinazione per lo spirito, contro ciò che noi ebrei chiamiamo “lashon hara”, ossia la maldicenza; perché la gente ama vedere solo quello che porta al male. Mentre la storia di questa grande donna ci fa volare alto, oltre gli angusti confini della nostra limitata soggettività». Emozionante per Cristiana Capotondi il contatto col personaggio e con la storia: «Sono partita per la mia interpretazione dall’idea di essere una giovane donna alle prese col dolore enorme di vedere la propria città bombardata, peraltro dagli alleati. Una ferita ancora oggi profonda per Trento. Mi sono commossa, perché la guerra è raccontata talmente bene da metterti addosso un dolore autentico; forse perché stiamo vivendo un periodo della nostra vita in cui tutto è a rischio, noi stessi come i nostri legami. In questo momento storico il personaggio della Lubich credo sia di una forza politica straordinaria, per cui non mi è stato difficile immaginarla e descriverla come una figura viva ed attuale. E l’idea di ridare voce alle sue parole per un pubblico così vasto, credo abbia responsabilizzato ed emozionato me come tutti gli altri». Il motto di Chiara è che «tutti siamo uno» «e il Covid ci fa capire proprio questo – ha continuato Campiotti – che usciamo assieme da un problema o non ne esce nessuno. Mai come oggi stiamo sentendo di essere vicini e legati l’uno all’altro. E questo è un concetto che va oltre le religioni, perché l’essere consapevoli del dono della vita e del poter scegliere cosa voler fare di essa, nel comune rapporto con gli altri, è un diritto e un dovere di tutti, non solo di chi è credente». Lo ha anche ribadito il direttore di Rai1 Stefano Coletta: un messaggio di fratellanza universale, al di là di qualsiasi differenza di religione o pensiero mistico. Nel cast anche Roberto Citran, Eugenio Franceschini e l’attore modicano Andrea Tidona. Le musiche sono di Carmine Padula.

leggi l'articolo completo