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Sanremo della "normalità"? Stiamo molto attenti all'effetto carrozzone

Ma davvero isolare 4 o 500 persone – magari «non anziane», come ha ipotizzato il direttore di Rai1 Coletta – e tenerle per cinque giorni nella “bolla” vuol dire restituire lo spettacolo italiano al pubblico? E la nave son sicuri che – come è stato detto in conferenza stampa – faccia pensare a “Love Boat” e non piuttosto al “Titanic”?

Una nave per mettere in quarantena almeno 500 persone, che poi faranno da pubblico. Un palco esterno, per la passerella. Un palco interno, quello dell’Ariston, già affollatissimo: 26 Big, otto Giovani, Achille Lauro tutti i giorni, così come Ibrahimovic (per fare cosa, esattamente? Cantare, raccontare barzellette, palleggiare?), e certamente Elodie conduttrice per una serata.

Poi ovviamente le incursioni di Fiorello, imprevedibili e incalcolabili. E gli ospiti “mobili”, oltre a quelli fissi: magari di meno, quattro invece di cinque a sera. Venti, dunque, se le serate dovessero restare cinque. E meno male che, dopo le puntate-fiume di Sanremo 2020 concluse a notte fonda, si era detto che la prossima edizione sarebbe stata più asciutta e contenuta, a partire dal numero dei cantanti (erano 24). Ovviamente, si naviga a vista, e tutto si deciderà davvero a fine gennaio, considerando i dati dell’emergenza pandemia, ma quello che già si è appreso dell’edizione numero 71 è abbastanza preoccupante. E non solo per la bulimia del casting.

Ma davvero isolare 4 o 500 persone – magari «non anziane», come ha ipotizzato il direttore di Rai1 Coletta – e tenerle per cinque giorni nella “bolla” vuol dire restituire lo spettacolo italiano al pubblico? E la nave son sicuri che – come è stato detto in conferenza stampa – faccia pensare a “Love Boat” e non piuttosto al “Titanic”? Non nel senso della tragedia, ma nel senso di mancanza totale di contatto con la realtà, metafora dell’orchestrina che suona mentre la nave va a picco.

Ora, certamente Sanremo è un appuntamento importante e gradito agli italiani, tutti anelano a ritrovare una “normalità” che, a occhio, all’inizio di marzo sarà un po’ difficile anche solo ipotizzare, ma davvero costruire una “bolla” e metterci dentro pubblico e artisti sarà la strada giusta? Gonfiare a dismisura quelle cinque serate, quando già l’edizione scorsa, pur col suo assoluto successo (la più vista dal 1999), era obiettivamente risultata estenuante, esattamente che tipo di ricetta sarebbe? E che tipo di messaggio vuol essere, al Paese (che a marzo sarà in ginocchio del tutto) e ai lavoratori della musica e dello spettacolo (che sono al disastro da mesi)? Guardate come lo famo bello e grande e strano, col pubblico quarantenato e sorvegliato speciale e il red carpet ma distanziati mi raccomando? Che tipo di musica, esattamente, dovrebbe risuonare fin nei teatri vuoti e sbarrati?
Sanremo è un magnifico carrozzone, da sempre. Ma quest’anno, forse, non ci serve proprio il carrozzone.

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