Un ritrovamento di grande importanza, che riguarda uno dei grandi protagonisti della letteratura italiana del Novecento. Durante le operazioni di cura del patrimonio della biblioteca Acclavio di Taranto sono stati ritrovati gli scritti originali che il premio Nobel Salvatore Quasimodo lasciò alla biblioteca quando nel 1967 fu impegnato nel capoluogo ionico nella traduzione degli epigrammi del poeta greco Leonida da Taranto. Quasimodo fu un finissimo traduttore, oltre che poeta: il suo libro di traduzione dei lirici graci ha avuto grande fortuna, ma ha tradotto anche Virgilio, Omero, Sofocle, Eschilo.
Lo ha reso noto il sindaco della città pugliese Rinaldo Melucci spiegando che «l'emozione di vedere quei testi vergati a mano, l'emozione di vedere l'impronta di quella stessa mano, impressa sulla carta a garanzia dell'autenticità di quel lavoro intellettuale, è stata forte quanto il legame che ci unisce alla nostra storia».
Taranto, ha aggiunto il primo cittadino, «è luogo di cultura da 28 secoli, respiriamo la bellezza che altrove non possono nemmeno immaginare. Nei giorni d'attesa per il titolo di Capitale Italiana della Cultura, questo tesoro ritrovato conferma che la nostra ambizione è legittima».
L'amministrazione comunale, insieme con i funzionari della biblioteca Acclavio e con gli operatori di Museion, cui è affidata la cura del patrimonio bibliotecario comunale, «è già al lavoro - ha poi concluso Melucci - per rendere queste meravigliose trascrizioni un patrimonio condiviso dell'intera comunità».
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