«Il confronto con il CTS e le integrazioni ai protocolli di sicurezza potranno consentire, in zona gialla, la riapertura di teatri e cinema dal 27 marzo, Giornata mondiale del teatro, e l’accesso ai musei su prenotazione anche nei week end». Lo ha scritto su Twitter il ministro della Cultura, Dario Franceschini. Il Ministro della Cultura, Dario Franceschini - informa una nota del ministero - «nei giorni scorsi aveva annunciato l’intenzione di sottoporre al Comitato Tecnico Scientifico misure di sicurezza integrative, elaborate insieme alle organizzazioni di categoria, per arrivare alla riapertura di cinema e teatri, dando così il via a una rapida interlocuzione conclusasi con la decisione odierna. L'impegno - come dichiarato dal Ministro Franceschini sin dal giorno del giuramento - è ripartire il prima possibile, perchè la cultura è il vero motore della ripresa».
Muti: la riapertura dei teatri notizia straordinaria
«Ho avuto la notizia della riapertura dei teatri il 27 marzo mentre stavo studiando la Messa solenne di Beethoven che eseguirò a Salisburgo nel prossimo festival, ero proprio sul brano del finale che recita «dona nobis pacem». Mi è sembrata la pace dell’anima che viene dalla cultura, dalla bellezza, dall’armonia, una notizia che aspettavamo tutti con trepidazione». Lo dice all’ANSA il maestro Riccardo Muti, che sottolinea: «E' un segno dell’attenzione del nostro Paese che il ministro Franceschini ha ottenuto». I teatri, del resto, aggiunge, «con le dovute attenzioni sono i luoghi più sicuri del mondo». «Il fatto che Franceschini sia riuscito a far capire che la cultura è fondamentale - dice Muti - il cibo dell’anima che può curare i corpi e le menti da un anno oramai costrette dal lockdown, credo che sia una vittoria e anche una dimostrazione dell’attenzione che il nostro Paese e il nostro ministro ha ottenuto perché poi oltretutto i teatri con le dovute accortezze sono i luoghi più sicuri al mondo». E aggiunge: «Quando vedo tutti quegli assembramenti nelle strade, nei supermercati, nelle movide lo penso sempre: al teatro ci si siede distanziati e con la mascherina, il pubblico educato non parla nemmeno». C'era la necessità di ridare ossigeno, prosegue Muti, «ad un Paese la cui cultura conta una storia plurimillenaria, la cultura aveva bisogno di ritrovare la sua strada». Quanto a lui, «non vedo l’ora - confessa -: il 27 marzo sarò a Palermo al teatro Massimo, speriamo di fare un Requiem per il virus. E che questo sia un messaggio beneaugurante per il futuro. Io ne sono convinto: se lo spirito riesce a cibarsi può più facilmente, sempre con l’aiuto della medicina è chiaro, sconfiggere il virus, e quindi sì - conclude -, Dona nobis pacem».
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