«Non siamo sicuri che le parole possano salvare delle vite, ma sappiamo con certezza che il silenzio uccide». Queste sono le parole con cui Medici Senza Frontiere ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 1999, «in riconoscimento del lavoro umanitario pionieristico». Oggi, per i cinquant’anni di azione medico-umanitaria della Ong, curando le ferite degli altri in più di settanta paesi, sette grandi scrittrici e sette grandi scrittori - tra cui Donatella Di Pietrantonio, Melania G.Mazzucco, Helena Janeczek, Donatella Di Pietrantonio, Marco Balzano e Sandro Veronesi – partecipano all’antologia “Le ferite”, curata dalla scrittrice Caterina Bonvicini edito da Einaudi. Un libro-manifesto – gli autori hanno ceduto gratuitamente i racconti, la curatrice ha rinunciato al suo compenso e l'editore devolverà l'utile del progetto – in cui il tema del rapporto con l’Altro è declinato con grande empatia: apre le danze il premio Pulitzer, Jhumpa Lahiri con “I bigliettini” in cui il tema del razzismo e della violenza verbale colpisce il lettore per il tono schietto, seguito da “Il riccio” con il due volte premio Strega, Sandro Veronesi che racconta la scoperta della morte e le dirette conseguenze delle singole azioni; Evelina Santangelo – “Che sia mare o terra” – e Diego De Silva – “Non passa lo straniero” – affrontano invece il tema della violenza sovranista e della xenofobia di petto; la scrittrice siciliana racconta «i destinati a essere la generazione che non aveva più niente da raccontare», annodando l’etimologia greca di catastrofe ai barconi che si capovolgono nel mare, un bollettino di vittime che siamo fatalmente destinati a dimenticare; l’autore napoletano, invece, prende di mira le fake-news e la violenza verbale che ci annienta e offusca i sensi ogni giorno, celando il dramma umanitario sotto una coltre di meschinità pro domo nostra. E ancora, Marco Missiroli chiude il volume, con la lettera che Samir - un ragazzo egiziano giunto cadavere a Pozzallo – aveva scritto alla propria amata, prospettandole un futuro. L’antologia costruita con cura da Caterina Bonvicini – che sul proprio account Twitter racconta quotidianamente il mondo delle ong – mescola racconti che si avvicinano e si allontanano dall’attualità, come nel caso di Domenico Starnone (“Lacerazione”) che si concentra sul valore che diamo all’altrui sofferenza e Antonella Lattanzi (“Chiara”) con il racconto della violenza che straripa fra le mura domestiche per una ferita impossibile da dimenticare.