Domenica 22 Dicembre 2024

Il ritratto di Milva: la donna e l’artista erano una cosa sola, unite dalla passione

Baglioni, premio alla carriera a Milva

La donna Milva e l’artista Milva hanno sempre vissuto intensamente. In qualche momento divennero un po’ una cosa sola. Nel 1980 Enzo Jannacci “cuce” per lei l’album “La Rossa” e soprattutto il brano omonimo. Cinque minuti e venti secondi di una canzone che ancora oggi è il ritratto di Milva, l’immagine di questa donna forte e fragile insieme, un artista con la A maiuscola, adorata all’estero ma non allo stesso modo in Italia. Riascoltandolo, “la Rossa” ci appare come un ideale racconto della donna e dell’artista, una biografia in musica di una donna «sempre sul palcoscenico», sia che cantasse e sia che fosse sulle cronache per i suoi amori controversi o finiti male. In quelle frasi – «la faccia con i bigodini il trucco fatto forse troppo in fretta la gola che si stringe per dispetto… povera Rossa fingi l'allegria ma è il disco di dieci anni fa...» – c’è davvero tanto di una donna e di un’interprete della quale si diceva: «Troppo brava per essere anche simpatica». In realtà chi l’ha conosciuta la ricorda come una donna gioviale, aperta, amante della bellezza, capace di fare scelte anche completamente diverse, persino apparentemente opposte tra loro, pur di portare avanti la sua idea di musica e di arte. Alle canzoni facili della hit parade italiana Milva preferiva i concerti in Russia, in Germania, all’Olympia di Parigi, e Bertold Brecht, e il teatro con Giorgio Strehler. Milva era veramente “la rossa”, si era immersa veramente in quel ruolo colorato e autoironico e lo viveva pienamente. «Come teneva lei il palco non lo faceva nessuno, non potevamo che invidiarla», ha ricordato Iva Zanicchi. «Per la stampa eravamo io l’aquila di Ligonchio e lei la Pantera di Goro, ma dietro le quinte eravamo amiche». Parole dolci anche da parte di Ornella Vanoni: «Una donna che ha avuto tutto, bellezza, talento, una voce meravigliosa ed una  carriera straordinaria». Per Pippo Baudo un’artista così grande avrebbe meritato di più. A ricordarla in queste ore anche l’Associazione nazionale partigiani, grazie alla sua indimenticabile interpretazione di «Bella Ciao». Sconvolto dal dolore Cristiano Malgioglio, che nel 2018 convinse l’allora direttore artistico del Festival di Sanremo Claudio Baglioni a conferirle un premio alla carriera. A ritirarlo fu la figlia Martina Corgnati che lesse in prima persona un messaggio su desiderio della madre rimasta a casa per le sue delicate condizioni di salute. «Ero solo una bambina quando sono venuta qui per la prima volta nel 1961. Da allora la mia carriera è stata una bellissima favola, ma tutte le favole hanno una fine – c’era scritto nel messaggio – , al Festival ho portato tanta musica, che credo importante, bella, canzoni che amo. A questo punto ci si interroga sulle ragioni del proprio vagare, da un teatro all'altro: l'Opera di Parigi, la Scala di Milano, la Concert Hall di Zurigo, tantissimi altri teatri nel mondo. Quando mi interrogo mi viene in mente una frase del mio grandissimo maestro, Giorgio Strehler: non so perché faccio teatro, ma so che lo devo fare mettendo in questo teatro tutta la vita che conosco». Milva, quella che non lasciava la scena fino a quando l’ultimo applauso non finiva, era tutta in queste parole.

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