Un viaggio nell’arte carico di suggestioni e mistero, meraviglia e stupore, in cui artisti di ieri e di oggi dialogano a distanza, fra tradizione e innovazione: ritorna a Sutri, al Museo di Palazzo Doebbing, l’ormai consueto appuntamento con i capolavori dell’arte, in occasione della nuova stagione espositiva, con la mostra “Luci e ombre a Sutri. Da Mattia Preti a Depero”. Ideato da Vittorio Sgarbi e prodotto da Contemplazioni, l’evento è anche parte del “Progetto Cultura” di Intesa Sanpaolo. Un ambizioso iter espositivo, che si muove lungo un continuum guidato dalla tematica dei chiaroscuri, delle “luci ed ombre” di chiaro riferimento caravaggesco e con due artisti, Mattia Preti e Fortunato Depero, alle sue polarità. Nel primo, nativo di Taverna (Catanzaro), soprannominato “Il Cavaliere Calabrese” per il titolo conferitogli da Papa Urbano VIII, la lezione di Caravaggio è viva e potente; individuabile, secondo quanto sostiene il critico Sgarbi, nella capacità di «mettere in scena Caravaggio, renderlo teatrale, in una premonizione del melodramma». Depero, invece, integrando tradizione e innovazione, orienta la sua pittura sul futurismo, nella direzione della promozione pubblicitaria. Tanti nomi illustri fra questi due artisti agli antipodi da Alberto Magri a Ottavio Mazzonis, da Rosa Maria Estadella a Cristian Avram e Tiziana Rivoni. Ma particolarmente spiccano tra le opere in mostra, per originalità di contenuto e chiaro riferimento autobiografico, i lavori del barone palermitano Casimiro Piccolo, fratello di Lucio, poeta, con cui condivise la villa di famiglia a Capo D’Orlando, e proprio il presidente della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, l’avvocato Andrea Pruiti Ciarello, era presente alla cerimonia di inaugurazione. La Fondazione, impegnata in un’inesausta opera di promozione culturale, gestisce la famosa dimora, in cui soggiornò anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa, cugino dei Piccolo. I lavori del Barone Casimiro, recanti l’impronta dell’esoterismo, attingono all’immaginario delle favole, trasformate in metafore delle ossessioni personali dell’artista. «Ciò che appare nel mondo dell’infanzia – commenta a proposito Vittorio Sgarbi – è una chiara testimonianza di una fuga dal mondo, nell’ “hortus conclusus” di una casa della memoria. Fotografie ed acquerelli immortalano spiriti, apparizioni, fantasmi di cui doveva essere popolata la villa dei Piccolo». Un complesso mondo interiore quindi, che emerge assieme ad un pezzo di storia siciliana, cui non è estraneo l’elemento del “mistero” che circonda tante illustri dimore dell’isola, rese ancora più distanti, quasi inarrivabili, dalle presenze evanescenti che si muovono tra le loro stanze. Promossa dal Comune di Sutri col patrocinio di Ministero della Cultura e Regione Lazio, la mostra potrà essere visitata fino al 10 gennaio prossimo.