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Carla Fracci, la regina della danza italiana è morta ad 84 anni. Camera ardente alla "Scala"

Addio a Carla Fracci, l’icona assoluta della danza classica, «la più grande. Divina ed eterna» come la definisce su Twitter il ministro Dario Franceschini che nel ricordarla scrive anche: L’Italia della cultura ti sarà sempre grata, immensa». La ballerina più famosa del mondo è morta a 84 anni, stroncata da un tumore che l’aveva colpita da tempo. «Con la sua eleganza e il suo impegno artistico, frutto di intenso lavoro ha onorato il Paese», si è commosso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «il mondo della danza perde oggi un prezioso e indimenticabile riferimento». Carla Fracci era nata il 20 agosto del 1936 a Milano.

Iscritta a 10 anni dai genitori - suo padre era un modesto tranviere - alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala, l’esile Carla all’inizio fece fatica a capire il senso dell’esercizio fisico continuo e dei sacrifici imposti dalle sue insegnanti, Vera Valkova, Edda Martignoni, Paolina Giussani. Ma a 12 anni comparve ne La bella addormentata con la grande Margot Fonteyn e con lei scoprì la passione per la danza. Il diploma arrivò nel '54 e nel '55 debuttò alla Scala. A 22 anni, nel '58 Cenerentola debuttò alla Scala, dove tenne anche il suo ultimo spettacolo come protagonista della rinascita di Excelsior di Pippo Crivelli. Proprio nel ruolo della Luce in una ripresa di Excelsior ha calcato il palcoscenico del Piermarini per l’ultima volta nel 2000. La Scala è stata «la sua casa per 70 anni» ricorda il sovrintendente Dominique Meyer.

E non poteva che essere allestita alla Scala la camera ardente per l’ultimo saluto alla leggenda della danza. Un onore riservato a pochi, come il pianista Vladimir Horowitz nell’89, ma che «lei si merita» ha detto Meyer che sta pensando anche a un tributo «speciale». E parole commosse per la perdita della grande danzatrice sono arrivate anche da Riccardo Muti che con lei aveva lavorato alla Scala nei Vespri Siciliani: «Una grande figura di artista che ha onorato l’Italia e che rimarrà nella storia della danza e del teatro», ha detto all’ANSA il Maestro, "Carla Fracci rimarrà nel cuore di tanti suoi ammiratori e tra questi ci sono io». La «Prima ballerina assoluta» come la definì nell’81 il New York Times e come viene ricordato in una nota dal vicepresidente della camera Ettore Rosato, nella sua carriera ha interpretato oltre 150 ruoli nel balletto classico: dalla sua celeberrima Giselle alla commovente Giulietta, volteggiando nei più grandi teatri, dalla Scala all’Opera di Parigi, dal London Festival Ballet al Sadler's Wells Ballet, ora noto come Royal Ballet, allo Stuttgart Ballet, fino al Royal Swedish Ballet. Dal '67, ospite dell’American Ballet Stuttgart Ballet. Ha ballato in coppia con Rudolf Nureyev, che incontrò nel '63 e con cui strinse un sodalizio durato 20 anni, con Mikhail Baryshnikov, con Vladimir Vassiliev, con gli italiani Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi, Roberto Bolle. Ed è proprio il primo ballerino della Scala e dell’American Ballet Theatre di New York, a ricordare con voce rotta dall’emozione, «una delle più grandi artiste della danza internazionale». «Tutto il mondo della danza è debitore nei confronti di Carla Fracci - sottolinea Bolle- ancora oggi se ci pensiamo le bambine italiane che si avvicinano a questa disciplina conoscono il suo nome, una vera prima ballerina assoluta che ha attraversato e incantato intere generazioni. Da bambino quando ho iniziato ad avvicinarmi alla danza ero incantato da da lei un punto di riferimento fondamentale, mai avrei pensato di ballarci insieme».

Fracci è stata la prima a portare la danza in tv nel '67 con Scarpette rosa, di Vito Molinari. Ha dato anche ottime prove di attrice: nello sceneggiato tv su Giuseppe Verdi, nei panni di Giuseppina Strepponi, e al cinema nella Storia vera della signora delle Camelie di Bolognini. Molti dei suoi lavori sono stati realizzati con il marito, il regista Beppe Menegatti, aiuto regista di Visconti, sposato nel '64, con cui ha avuto il figlio Francesco nel '68. "È stata la personalità più importante della storia della danza alla Scala» ha riconosciuto infine Meyer. E alla Scala, cioè a casa, era tornata lo scorso gennaio su invito del direttore del ballo Manuel Legris per preparare le coppie di interpreti di Giselle (Nicoletta Manni con Timofej Andrijashenko e Martina Arduino con Claudio Coviello) in due masterclass trasmesse dai canali social del Teatro e riprese nella docu-serie «Corpo di Ballo» di RaiPlay e Rai5.

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