Una nuova sfida dell'horror per il debutto di Netflix e del cinema italiano nel concorso ufficiale del Taormina Film Fest numero 67. Ieri è stata infatti la giornata di “A classic horror story”, l'opera che va oltre i canoni tipici del genere per regalare emozioni nuove su scenari inusuali e situazioni limite.
Presentato dalla protagonista Matilda Lutz coi registi Roberto De Feo e Paolo Strippoli e i cosceneggiatori Milo Tassone e Lucio Besana - presente anche il produttore Alessandro Usai - il film attraversa la vicenda di cinque carpooler che viaggiano a bordo di un camper per raggiungere una destinazione comune. Al calar della notte, per evitare la carcassa di un animale, si schiantano contro un albero. Quando riprendono i sensi si ritrovano in mezzo al nulla: la strada che stavano percorrendo è scomparsa, c'è solo un bosco fitto e una casa di legno in mezzo a una radura. Scopriranno presto che è la dimora di un culto innominabile.
Accolti da un grande applauso a fine proiezione, i due registi pugliesi citano pellicole cult del genere - da “La casa” a “Non aprite quella porta” fino a “Misery non deve morire” - cercando però strade molto personali nello stile narrativo e nella regia e giocando d'astuzia nel portare lo spettatore verso la beffarda soluzione finale. Perché, come specifica Roberto De Feo, la classica pellicola dell'orrore vira verso nuovi significati quando arrivano Osso, Mastrosso e Carcagnosso (leggendari fondatori della malavita, ndr) che seminano il primo indizio che mettere in dubbio i canoni del classico.
Ma esiste una motivazione alla base: «Se “A classic horror story” fosse stato realizzato dieci anni fa sarebbe approdato al soprannaturale - chiarisce il regista - perché era questo l'elemento che faceva paura. Oggi l'horror spaventa con la realtà, per cui Netflix ci chiese di introdurre il folclore italiano e Milo e Lucio portarono questa leggenda di cui avevo sentito parlare da Saviano a un pubblico di studenti durante un incontro sulla mafia. Credo che l'elemento più originale del film sia proprio quello legato alla nascita della mafia, che diventa un pretesto per parlare d'altro. Non è quindi un film sulla mafia, semplicemente abbiamo creato un classico horror movie introducendo l'elemento folcloristico italiano e portandolo a qualcosa di totalmente originale, perché il 90% degli spettatori penserà che il film vada sull'horror-supernatural, finché non arriva il personaggio di Fabrizio (l'attore campano Francesco Russo) che parla in calabrese. Ed è tutta un'altra storia».
L'opera, come ha spiegato il co-regista Paolo Strippoli, ha avuto una seconda riscrittura durante il lockdown, ed è stato in quella circostanza che nel classico twist della mafia sono stati introdotti i tre personaggi folcloristici di Osso, Mastrosso e Carcagnosso. Ma il pezzo forte della riscrittura riguarda il personaggio di Elisa, interpretato da Matilda Lutz, la “final queen” del film, una giovane donna che si trasforma col succedersi degli eventi, mostrando un femminile forte e determinato.
«La cosa che mi piaceva del personaggio era proprio la sua trasformazione - ha affermato la Lutz - che da ragazza succube e silenziosa diventa la final queen, quella che porta alla soluzione della storia. Alcune scene sono state molto difficili da girare ma ho avuto un grande aiuto da Roberto e Paolo». Nel cast del film anche l'attore calabrese Peppino Mazzotta, nei panni del medico Riccardo, uno dei cinque carpooler.
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