Mai e poi mai avremmo immaginato che la trasmissione più divertente e completa di queste afose sere estive fosse imperniata sui giochi olimpici, per questo la sorpresa è tanta da averci costretto a scriverne pur con i polpastrelli sudati. Un programma che riesce a intrattenere sui giochi olimpici di Tokyo, parlando con lo stesso tono e la medesima competenza, sia ai veri appassionati di sport che a gente come chi scrive, cintura nera di riposo sul divano. Il merito del successo de “Il Circolo degli anelli” su Rai 2, va ascritto innanzitutto alla conduttrice, Alessandra De Stefano, che con un fare colloquiale, spontaneo e diretto, leggero ma sempre preciso, e con grande verve, senza curarsi di un aplomb spesso ostentato da altre conduttrici sportive, guida nei commenti una assortita compagnia di ex sportivi, che meriterebbe di essere confermata in un programma di intrattenimento arboriano, prima fra tutti Sara Simeoni. Ecco, anche qui, mai e poi mai, avremmo pensato che dietro la tempra e i nervi di una delle campionesse olimpiche italiane più prestigiose, si nascondeva una signora piena di ironia, spiritosa e con la battuta pronta, disponibile a fare le capriole sul tappeto senza scomporsi per il tacco alto, né preoccupata di sgualcirsi il tailleur. Insomma, la stella del salto in alto ha lasciato il posto ad una intrattenitrice nata. Con lei, al tavolo anche il vero signore degli anelli, Yury Chechi, l’ex nuotatore Domenico Fioravanti, la pallavolista Consuelo Mangifesta e Diego Antonelli, che cura la parte social del programma, che fra hashtag e trend topic, fa venir fuori le migliori battute del programma. Insomma, tutti campioni che hanno la giusta competenza per raccontare e valutare i giochi, ma anche il sano distacco per far comprendere, senza retorica, l’epica del sacrificio e della fragilità umana che sta dietro una vittoria olimpica. Certamente la carburazione del Circolo degli anelli è stata lenta, ma allo scoccare dei due ori italiani nei cento metri piani e nel salto in alto, la trasmissione ha dato il meglio di sé, con una narrazione delle storie di Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, che teneva il focus sulle loro famiglie e i difficili percorsi atletici. Anche il racconto della fuga di Kristina Timanovskaya l’atleta bielorussa che stava per essere riportata a forza nel suo paese e che ha ottenuto un visto umanitario dopo aver trovato rifugio nell’ambasciata polacca, ha avuto la sua giusta collocazione, senza che la conversazione tracimasse nel dibattito politico. Insomma, per una volta, un talk show, che sa veramente intrattenere con la parola e con i contenuti.