Nel caotico, incerto e veloce mondo contemporaneo, il giornalismo si trova a un punto di svolta cruciale. Da un lato deve guardarsi le spalle per difendere la propria posizione storica e predominante, dall'altro ha bisogno di una visione a lungo termine per prosperare nel futuro, abbracciando il cambiamento e adattandosi a un contesto dominato dalle logiche della “disruption”. Per riuscirci, tuttavia, sono indispensabili nuovi profili professionali, figure ibride con competenze diverse rispetto a quelle tradizionalmente impegnate nel settore.
Lavorando come Business Development Manager e FT Talent Director al Financial Times, dove ha fondato il progetto FT Talent Challenge, Virginia Stagni prova a immaginare come affrontare la sfida nel libro "Dreamers who do" (Bocconi University Press, 2021). Nel saggio ripercorre la sua esperienza all’interno di un’industria dalla storia centenaria con un approccio fresco e imprenditoriale, lo stesso che adotta nella sua vita quotidiana come giovane donna manager. Ora più che mai, le democrazie hanno bisogno del giornalismo come di un’istituzione in grado di dare un senso a uno scenario caotico e in continuo mutamento, analizzando le trasformazioni più significative in atto nel mondo. Inquadrando la sua analisi con le teorie del Caos e della Rete, Stagni accompagna il lettore in un viaggio attraverso il complesso mondo dei media, soffermandosi sul ruolo degli intrapreneurs e su cosa significhi occuparsi di innovazione quando si considera il rapporto tra giornalismo e tecnologia. Con l’obiettivo di capire dove stia andando l’universo delle notizie e quali possano essere i prossimi passi della sua evoluzione, tra potenziali errori e nuovi obiettivi.
Trovare un equilibrio tra tradizione e cambiamento, preservando la qualità e l'integrità dell'attività giornalistica mentre ci si adatta a ritmi sempre più frenetici non è un compito facile. Pertanto, secondo Stagni, diventa cruciale analizzare i dilemmi quotidiani degli operatori, sperimentare e impegnarsi in una conversazione aperta e costruttiva con gli altri attori del mercato. Ma soprattutto è fondamentale preservare la qualità della notizia, valorizzandola da un lato come informazione e dall’altro come vera e propria esperienza, impiegando le nuove tecnologie (come software per migliorare la qualità) in una prospettiva a lungo termine. Il tutto, tenendo presente che allo stato attuale la chiave di volta per una media company in salute è rappresentata da un modello di business basato sui ricavi provenienti dai lettori, eventualmente supportato da un sistema pubblicitario misurato con metriche che valorizzino la qualità e mettano al primo posto l'esperienza dell’utente. Oggi, infatti, sono proprio gli utenti a essere al centro delle notizie: solo con un modello basato sui ricavi dai lettori è possibile creare un’azienda in grado di durare nel tempo, permettendo a un giornalismo di qualità di continuare a prosperare anche nel contesto digitale. "Il valore davanti al volume: questo dovrebbe essere il mantra degli addetti ai lavori", commenta Stagni. Tuttavia questa evoluzione non sarà possibile senza il coraggio di innovare e di pensare fuori dagli schemi. Ed è qui che emerge il ruolo dell'intrapreneur, professionista che lavora all’interno dell’azienda ma con un approccio imprenditoriale. Per essere motori di innovazione dall'interno, infatti, le società devono integrare una mentalità imprenditoriale nel DNA delle loro organizzazioni consolidate. E l'industria dei media non fa eccezione. Solo integrando l'intrapreneurship come un'attitudine condivisa e comune le organizzazioni manterranno i pensatori visionari all'interno dell'azienda, crescendo e innovando continuamente in termini di visione, cultura, prodotti e, soprattutto, competitività. Esplorando miti e storie – dalla caverna di Platone al cigno nero, da Leonardo da Vinci a Giuseppe Garibaldi, da Adriano Olivetti a Steve Jobs – "Dreamers who do" si presenta quindi come un invito non convenzionale rivolto a una nuova generazione di intrapreneurs, perché prendano parte al processo di trasformazione di una delle industrie più affascinanti e dal maggiore impatto sul mondo che ci circonda: quella delle notizie.
"Questo libro vuole indicare una direzione da prendere, non dare soluzioni definitive. È una visione delle criticità di oggi e di ciò che sta accadendo nell'ecosistema delle notizie - specialmente dal punto di vista umano", conclude Stagni. "Nessuno ha ancora decifrato il modello di business o l'infrastruttura adeguata che sosterrà il giornalismo di qualità nei prossimi decenni. Tuttavia, colui che lo decifrerà potresti essere tu. Potresti far parte del team intergenerazionale di cui oggi l’industria delle notizie ha bisogno per prosperare nel futuro. L'attitudine essenziale di questa squadra dovrebbe essere quella di lavorare insieme per un'informazione di qualità, seguendo un sistema di valori standard condivisi che guarda al giornalismo come un business ma, soprattutto, come un attore sociale essenziale per la democrazia e i cittadini. Questo è il vantaggio competitivo – fondato sulla qualità – su cui il giornalismo deve far leva nel ripensare la sua sostenibilità e il suo ruolo".
Chi è Virginia Stagni
Virginia Stagni lavora come Business Development Manager e FT Talent Director al Financial Times, dove ha fondato il progetto FT Talent Challenge. Il suo compito è quello di mantenere il FT tra le media company più innovative. È tra i Forbes Italy Under 30 (2021), i Fortune Italy 40 Under 40 (2021) e Grand Prize Winner e International News and Media Association (INMA) 30 Under 30 (2020). Ha conseguito un MSc in Media and Communications presso la London School of Economics e una laurea in Economia e Management per Arte, Cultura e Comunicazione presso l'Università Bocconi.
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