Lunedì 23 Dicembre 2024

Un giallo per Emma in mezzo a... due virus

«Il personaggio di Emma Bonsanti, procuratore di Stato milanese in servizio a Bari, è nato perché avevo l'arma della scrittura ma facevo altre cose, e grazie a lei sono riuscito a riprendere il cammino». Parla così della “sua” Emma Aldo Pagano, palermitano, ma anche un po' messinese, e un po' barese e romano (oggi, però, vive a Como), per via del lavoro in banca del papà, e pure giornalista e sommelier nelle sue vite passate. E Bari è il teatro delle indagini e della nuova vita di Emma Bonsanti, protagonista di “Caramelle dai conosciuti” (Piemme), un bel personaggio a tutto tondo nato assieme alla scrittura e al primo volume della serie, “La trappola dei ricordi”, seguito da “Motivi di famiglia” (tutti Piemme). Ma Emma, a voler fare l'archeologia del personaggio, viene fuori «dall'insieme dei caratteri di tre donne amate e lasciate per strada per diventare una e inconfondibile, anche se non smette mai di evolversi», fragile e forte, con la sua onestà intellettuale, l'orgoglio delle sue idee di sinistra, il suo informale modo di vestire (preferibilmente di nero, anfibi e pantaloni), il suo gusto del fumo (ex fumatore, Pagano - dice - l'ha fatta fumatrice per non far fumare se stesso), con la sua capacità di ascoltare l'altro, di andare oltre stereotipi e pregiudizi. Il delitto c'è subito, nell'incipit della nuova storia: nella fabbrica abbandonata della Manifattura dei Tabacchi, nel quartiere Libertà di Bari, viene trovato massacrato di botte e con la gola tagliata Matteo Cardone, un neofascista assai violento, per molti un “benefattore” per il fatto di distribuire cibo (“caramelle dai conosciuti” appunto) a tutto il rione, pure prima del lockdown e prima ancora delle istituzioni. I sospetti si appuntano su un giovane etiope, Samuel Saleh, inserito nel sociale e compagno della figlia del più stretto collaboratore della Bonsanti in Procura. Ma c'è tanto altro oltre le apparenze e la Bonsanti vuole andare sino in fondo. La nuova indagine di Emma Bonsanti deve fare i conti con il mondo cambiato a causa della pandemia. «Il covid mi serviva perché c'era questa pietra d'inciampo legata al doppio virus, del covid, appunto, e del razzismo. Il mondo, purtroppo non è diventato migliore, abbiamo la possibilità di uscirne meglio solo se si solidarizza veramente, senza falsi buonismi o ingannevoli altruismi. Ma tengo a sottolineare che il razzismo è uno dei temi del libro, così come questo non è un romanzo politico. È invece il sociale che irrompe nella narrazione». E infatti ci sono temi molto forti. Sembra quasi che lei usi il giallo per un'analisi di tipo sociologico: derive di odio e di sovranismo, nuovi negazionismi, ossessioni accentuate dal lockdown e dalle situazioni drammatiche causate dalla pandemia. «Sono stato e sono un giornalista e sin dal primo romanzo, dove metto sul tavolo della narrazione quelle che chiamo narconotizie e cioè il cattivo giornalismo - certamente non nato oggi - la morte civile dell'intelligenza, le verità alternative (un simpatico modo di dire bugie), l'uno vale uno, il tema sociale ha avuto spazio. La chiave è questa: nella storia dell'umanità è sempre esistito chi adesca e chi è adescato». Se non è un romanzo politico, viene messa in evidenza la strumentalizzazione di ogni cosa da parte di nuovi camerati, razzisti e mestatori, così come non mancano neppure giornalisti dalla voce chioccia e politici che gridano “prima gli italiani”. «Sono stato in passato una persona di destra ma posso dire che superata quella fase, da destra a sinistra si trova di tutto e che molti estremismi si toccano. Nella storia, insieme a quelli da lei citati, ci sono pure dei bravi ragazzi che nella generosità di Cardone ci credono e si immedesimano nei “valori” fascisti. E da questi come da Cardone vengono ingannati». Ma la Bonsanti ama andare oltre le facili conclusioni. «Ho voluto che Emma, di sinistra, trovi qualcosa da poter comprendere anche in quelli di destra (e infatti vuole andare a fondo nella conoscenza della camerata Eva). Certo, trovare un punto d'incontro è complicato, ma lei vuole vederci meglio. Mi sono documentato su molti aspetti del razzismo, tra letture di saggi storici e osservazione dei razzisti odierni, dai re d'Italia che firmarono le leggi razziste ai neofascisti e sovranisti come quelli di Casa Pound. Il razzismo c'è e bisogna stare attenti a chi semplifica negandolo e dice che essere razzisti nel 2021 è anacronistico e sciocco». Cardone, però, è tutto cattivo, e infatti l'indagine di Emma vira verso i terribili crimini da lui commessi, dalla droga alla pedopornografia. «Ho raccontato alcune cose e descritto scene che mi hanno fatto stare male. Le “caramelle dai conosciuti”, gli “aiuti” distribuiti ai bisognosi sono tanto più abietti se servono a coprire altre attività». Perciò ha ambientato la vicenda nel quartiere Libertà di Bari, a partire dalla vecchia fabbrica della Manifattura dei Tabacchi? «Conosco bene Bari ma non volevo farne una fotografia da cartolina. Il quartiere Libertà, popolare, bellissimo, con aspetti simili a quelli di Palermo, mi sembrava il luogo ideale per ambientare la vicenda: storico e purtroppo degradato, con begli edifici liberty attaccati a costruzioni fatiscenti, gente perbene che vive in mezzo a spacciatori di droga, disagio sociale, lavoratori precari e tante fragilità, immigrati abbandonati a se stessi, piccola criminalità e clan potenti che s'impongono sulla scena. Tutto esasperato dalla pandemia. Ne è simbolo la Manifattura abbandonata. Mi interessava raccontare la bellezza che irrompe nella decadenza e la decadenza che ha una speranza. La Manifattura dovrebbe essere recuperata e quella fatiscenza dovrebbe diventare il più grande centro CNR del Sud». Il libro di Aldo Pagano sarà presentato venerdì, alle 18.30, a Messina, alla libreria Ciofalo Mondadori.

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