Osservatore curioso e inquieto del mondo, docente anti-accademico, traduttore capace di rielaborare lo spirito dei grandi autori della letteratura internazionale da Joyce a Melville, Gianni Celati è morto ieri notte a 84 anni in una casa di cura nei pressi di Brighton, in Inghilterra, dove viveva da oltre trent'anni con la moglie Gillian Haley. Nato a Sondrio nel 1937 da una famiglia ferrarese, laureatosi a Bologna con una tesi sull'Ulisse di Joyce, debutta nella narrativa nel 1971 con Comiche (Einaudi), romanzo ispirato ad alcune scritture manicomiali che Celati in quegli anni aveva letto e studiato a lungo, tanto da prendere in prestito la voce e la demenza di un anziano ricoverato, autore di cronache dal manicomio e deliri di persecuzione. Il romanzo, edito su proposta di Italo Calvino, da allora non sarà più ristampato e diventerà introvabile. Con Einaudi pubblica anche Le avventure di Guizzardi (1972), La banda dei sospiri (1976) - protagonista un ragazzino adolescente che racconta in un italiano approssimativo le sue avventure - e Lunario del paradiso (1978) - in cui affronta con sensibilità aspetti inediti della condizione giovanile - che confluiranno poi nella trilogia Parlamenti buffi (Feltrinelli, 1989, premio Mondello 1990). Dopo una parentesi negli Usa, diventa docente di letteratura angloamericana al Dams di Bologna: tra i suoi studenti Pier Vittorio Tondelli, Giacomo Campiotti, Andrea Pazienza e Freak Antoni. In quegli anni riprende anche la sua infaticabile attività di traduttore, dedicandosi, tra l’altro, a Bartleby lo scrivano di Melville, La linea d’ombra di Conrad, La Certosa di Parma di Stendhal, I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, Poesie della torre di Holderlin, numerose opere di Celine. Nel 1985 torna alla scrittura con Narratori delle pianure (Feltrinelli), trenta novelle, comiche e fantastiche, tristi o terribili, sulla valle del Po, che si riallacciano alle fonti della narrazione orale. E poi, sempre con Feltrinelli, Quattro novelle sulle apparenze (1987) e Verso la foce (1989), diari di viaggio nei luoghi padani delle origini nati dal lavoro con un gruppo di fotografi, tra i quali Luigi Ghirri, impegnati in un modo nuovo di raccontare il paesaggio: «Narrano - spiega Celati - l’attraversamento d’una specie di deserto di solitudine, che però è anche la vita normale di tutti i giorni. Se hanno qualche rilevanza, almeno per chi li ha scritti, questa dipende dal fatto che un’intensa osservazione del mondo esterno ci rende meno apatici (più pazzi o più savi, più allegri o più disperati)». Negli anni successivi arriveranno opere di viaggio (come Avventure in Africa, Feltrinelli, 1998, premio Comisso), racconti (come Fata Morgana, Feltrinelli, 2005, Premio Selezione Campiello, Premio Napoli, Premio Flaiano, o Vite di pascolanti, Nottetempo, 2006, premio Viareggio), e ancora Sonetti del Badalucco nell’Italia odierna (Feltrinelli, 2010) e Bambini pendolari che si sono perduti (Feltrinelli, 2011). Insignito nel 1998 dello Zerilli-Marimò Prize for Italian Fiction dalla New York University, Celati si dedica anche al cinema - si ricordano i documentari Strada provinciale delle anime, Il mondo di Luigi Ghirri, Case sparse. Visioni di case che crollano - e ancora alla traduzione, tornando all’Ulisse di Joyce (2013), cui aveva dedicato la tesi di laurea: Einaudi impiegherà cinque anni per convincerlo a tentare l’impresa, e lui sette per concluderla, scegliendo di improntarla alla leggibilità e a una scrittura in grado di 'tenerè insieme implicazioni, giochi semantici, rimandi, allusioni, citazioni. Fra le ultime opere, la trascrizione in prosa del poema di Matteo Maria Boiardo, L’Orlando innamorato raccontato in prosa (Einaudi, 1994), i nuovi racconti raccolti in Cinema naturale (2001) Nel 2016 Mondadori raccoglie nella collana I Meridiani, un’ampia raccolta di opere di Celati, a cura di Marco Belpoliti e Nunzia Palmieri, intitolata Romanzi, cronache e racconti.