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Bianca Garavelli e l'umanità del suo Dante

Nello scorso aprile, presso la Biblioteca Casa delle Letterature di Roma, dantista tra dantisti (tra i quali Luca Serianni, Franco Nembrini, Giulio Ferroni, Gian Luigi Beccaria), Bianca Garavelli, poetessa, narratrice, saggista, nata a Vigevano e scomparsa a 63 anni lo scorso 29 dicembre, aveva incantato il circolo di lettura Biblioteca Giordano Bruno, riflettendo sul XIX canto dell’Inferno, in cui Dante incontra il papa Niccolò III, a testa in giù tra i simoniaci.

«Dante- spiegava Bianca- crea una piccola vera e propria commedia degli equivoci, perché Niccolò III crede, sbagliando, che sia arrivato Bonifacio VIII». Un canto denso di impeto politico ed etico ma anche di suggestioni della vita privata e personale dell’uomo Dante, aspetto che nei suoi studi e incontri danteschi, continuati sino alla fine, Bianca faceva sempre emergere.

Già allieva di Maria Corti, aveva pubblicato con la supervisione della semiologa il suo commento alla Commedia per Bompiani nel 1993, poi rieditato nel 2001, pregevole per la limpida narratività e la competenza filologica. Un impegno gravoso che la fece avvicinare al “suo” Dante, per conoscere, come “donna innamorata”, l’uomo e non solo il genio, addentrandosi pure nelle ombre del mistero Dante. Di fronte al quale lei, la narratrice, la poetessa, che aveva esordito nel 1988 con la raccolta poetica “L’insonnia beata” (Edizioni del Laboratorio) cui seguì il suo primo racconto “L’amico di Arianna” (Guida, 1990), tenuto a battesimo da Maria Corti, scelse di raccontarlo con il potente strumento dell’immaginazione.

Un universo fantastico che nelle opere e giorni di Bianca abitati dalla letteratura e dalla scrittura, le ha permesso di frequentare diversi generi e temi. E infatti oltre ai polizieschi declinati con levità, come nella storia per ragazzi “Il mistero di Gatta Bianca” (Laterza, 1999), o con suggestioni esoteriche come nel thriller “Il passo della dea” (Passigli, 2005), era nel chiaroscuro di sentimenti e di emozioni di vite comuni o di anime inquiete che indagava, come nei romanzi “Beatrice” (Moretti&Vitali, 2002) e “Amore a Cape Town” (Avagliano, 2006). Ma poi Bianca tornava a Dante perché -diceva- «è un personaggio da romanzo e per questo è sempre di moda».

E al Poeta, protagonista del romanzo thriller “Le terzine perdute di Dante” (Baldini&Castoldi, 2012, Rizzoli, 2021), aveva dedicato il suo ultimo saggio, “Dante. Così lontano, così vicino” (Giunti, 2021), presentato a novembre scorso a BookCity a Milano. Oltre alle collaborazioni come critico letterario con quotidiani e riviste, tra le sue ultime opere ci sono “Il dono della tigre” (Giuliano Ladolfi Editore, 2020), ancora un thriller psicologico, ma anche un romanzo sul potere dei sogni, e il “Nuovo commento al Purgatorio” (BUR, 2021), riletto dalla Garavelli come occasione di rinascita e trionfo del femminile con la guida della “sua” Beatrice, anima della “rivoluzione” nella vita e nella poetica di Dante.

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