«Il 23 maggio saranno passati trent’anni dalla strage di Capaci. Trent’anni dall’attentato di Cosa nostra in cui vennero assassinati il giudice Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Per ricordare Giovanni Falcone ho scritto un romanzo. Solo il romanzo poteva permettermi di strappare la figura di Falcone alla celebrazione di maniera, alla retorica, alla bidimensionalità del santino e restituirgli umanità». Lo ha scritto Roberto Saviano in un post sul suo profilo Instagram in cui ha annunciato l’uscita del libro e un podcast.
«I fatti, gli avvenimenti, i personaggi sono tutti reali, gli ho solo prestato la mia immaginazione per dargli indietro vita, sentimenti, dialoghi. Ricordare, dal latino re-cordari, significa proprio questo: ‘riportare al cuore. “Solo è il coraggio” uscirà per @libribompiani il 27 aprile, ma nel frattempo, sul Corriere della sera, una volta a settimana uscirà un episodio del podcast con la voce di Luca Zingaretti (@lucazingarettiofficial)» ha scritto ancora Saviano nel suo post.
La storia comincia da lontano. Capaci comincia con un’altra esplosione, molto lontana nel tempo, che squarcia la quiete della campagna corleonese. È un giovanissimo Totò Riina ad assistere allo sterminio dei suoi familiari intenti a disinnescare una bomba degli Alleati per ricavarne esplosivo.
«È un boato che distrugge e che genera. La piaga che molti, con timidi bisbigli, chiamano mafia, ma che d'ora in poi si rivelerà a tutti come Cosa nostra, s'incarna da qui in avanti nella sua forma più diabolica», si legge nella scheda del libro. Ed è lì che si delinea, «con potenza uguale e contraria», quello che Saviano definisce il suo «antidoto più puro». È il coraggio.
Il coraggio, la dote assoluta, oltre ingegno e intraprendenza: il coraggio di Giovanni Falcone, ma anche degli uomini e delle donne che hanno dato tutto per servire lo Stato, per prendersi addosso il pezo di una lotta micidiale.
E poi il genio di Falcone, la sua capacità e lungimiranza, l’aver intuito la complessità dell’organizzazione criminale, e l’aver inventato le strategie per seguirne le piste finanziarie, comprenderne la struttura operativa ma anche psicologica. Il tutto, attraverso la forma «romanzo», che lascia all’autore più piena libertà di racconto – pur nutrita dallo studio meticoloso di tutte le fonti, tra atti, scritti, testimonianze. Senza dimenticare l’isolamento di Falcone, le forze che si muovevano per indebolire la sua posizione, invece di blindare il suo generoso lavoro.
Il tutto fuori da icone e santini, fuori dalle trappole della retorica. Spingendo la narrazione fino a quello «spazio intimo dove le scelte cruciali maturano prima di accadere».
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