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Siracusa, il pubblico si specchia nella scena di Agamennone

Suggestivo avvio al Teatro greco della stagione di spettacoli classici dell'Inda con la tragedia di Eschilo firmata Livermore. Stasera debutta Edipo re di Sofocle per la regia di Robert Carsen

La suggestiva scenografia porta il pubblico in scena al teatro greco di Siracusa per la prima di Agamennone di Eschilo nella traduzione di Walter Lapini. Applausi per la tragedia firmata da Davide Livermore che ieri sera ha aperto la stagione delle rappresentazioni classiche della Fondazione Istituto nazionale del dramma antico. Oltre 4mila persone hanno affollato l’antica cavea, e tra loro almeno un migliaio di giovani che hanno applaudito la messinscena di Livermore che chiude così il suo ciclo dell’Orestea.

Un ritorno alla normalità, vista la chiusura e poi le limitazioni alla capienza di pubblico per l’emergenza sanitaria degli ultimi due anni. Spettacolare la scenografia con una grande superficie di specchi che riflette il pubblico seduto e un ledwall anche a terra che può essere calpestato. Proprio come aveva anticipato Livermore lo spettatore è incluso nella vicenda. Non ci sono vip seduti tra i gradoni ma molti addetti ai lavori come i registi Luca De Fusco (che nel 2014 firmò la regia di Agamennone proprio a Siracusa) e il lettone Alvis Hermanis, gli attori Mariano Rigillo e Viola Graziosi.

Ovazione finale del pubblico che, quasi come a un concerto agita i cellulari illuminati sulle note di Glory Box, brano del gruppo britannico Portishead, mentre gli attori ringraziano.

Stasera debutta Edipo re di Sofocle nella nuova traduzione di Francesco Morosi per la regia di Robert Carsen (alla sua prima a Siracusa). Le due tragedie si alterneranno fino al 17 giugno quanto debutterà il terzo titolo, Ifigenia in Tauride di Euripide, per la regia di Jacopo Gassmann che si alternerà proprio con Edipo re fino all’ 8 luglio. Il 9 la stagione chiuderà con l’Orestea, una maratona teatrale che in un solo pomeriggio vedrà nell'antica cavea Agamennone, Coefore ed Eumenidi per la regia di Livermore.

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