Karìbu, nella lingua bemba, la più parlata in Zambia, significa «benvenuto». “Karìbu. Lo Zambia, una donna, una grande avventura” è il titolo del libro da oggi in libreria (edito da Infinito edizioni) che racconta un'intensa storia di vita e di impegno civile, un inno all'empatia contro gli egoismi che dominano le nostre vite. Una testimonianza firmata dal medico siciliano, di Enna, Cristina Fazzi che dal 2000 vive in Zambia, fondando la Ong “Twafwane association”, con l'intento di gestire progetti umanitari e socio-sanitari nel paese più povero del mondo. Per il suo impegno, Fazzi nel 2013 è stata nominata Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana e la sua storia viene narrata per la prima volta in questo libro, firmato a quattro mani con la giornalista Lidia Tilotta, caposervizio della Tgr Sicilia, nonché tra i curatori della rubrica Mediterraneo di Rai3.
Lo scenario della vicenda è lo Zambia, «dalle mille contraddizioni e di una bellezza sconvolgente», che scopriamo attraverso il racconto di Cristina, con una prosa semplice, immediata, empatica. A soli otto anni, Cristina aveva già deciso che avrebbe fatto il medico, ma la sua vita cambiò per sempre alla vigilia del Ferragosto 1999, quando accettò di sostituire una collega per sei mesi in Zambia, partecipando ad un progetto umanitario.
«Non era la mia prima pazzia» confessa Cristina, ma quella «pazzia» cambiò tutto e, nonostante lo sconcerto dei familiari, quando il primo maggio 2000 si mise in viaggio, giunse in un Paese poverissimo, in un ospedale senza luce e pieno di topi. Ma non si scoraggiò. Ecco l'epifania della Fazzi che una pagina alla volta racconta la propria esperienza, capovolgendo la prospettiva con cui guardare al mondo, con la certezza - come scrive Tilotta - «che non possono esistere esseri umani di serie A e di serie B» e laddove ciò accade, dobbiamo rimboccarci le maniche.
“Karìbu” è il racconto di una vicenda di impegno professionale, ma soprattutto una scelta di vita che si declina nell'amore visto che Fazzi è la prima donna single alla quale è stata riconosciuta in Italia, «dopo una estenuante battaglia di tre anni» l'idoneità genitoriale «accertata all'estero del figlio Joseph».
Lieto fine? Questa storia è ancora in divenire, tutta da raccontare, ma oggi - scrivono le autrici - «con Cristina e Joseph, vivono altri sette figli in affido» mentre in Italia, per sostenere questi progetti, è nata l'associazione Jatu, proprio nella sua città natale, Enna, ricucendo quel filo che la riporta indietro, legando sangue e memoria.
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