È morto Peter Brook, uno tra i più grandi registri teatrali contemporanei viventi. Ne dà l'annuncio Le Monde. Il regista britannico aveva 97 anni. Geniale poeta del gesto, sperimentatore ma anche acuto interprete del teatro di tradizione a partire da quello shakespeariano. Nel teatro di Brook più che la parola è il movimento dell'attore ad avere il primato diventando ricco, potente, nell'obiettivo di "rendere visibile l’invisibile", come detto da lui stesso. Brook esordisce giovanissimo nella regia teatrale con il Doctor Faustus di Marlowe (1943), imponendosi come acuto interprete del teatro di Shakespeare. Direttore della London's Royal Opera House tra il 1947 e il 1950 e dal 1962 della Royal Shakespeare Company, affianca al repertorio tradizionale opere moderne e lavori sperimentali, recependo in particolare le indicazioni del 'teatro della crudeltà' di Artaud . Nel 1970 fonda a Parigi il Centre international de création théâtrale, dove, sotto l'influenza di Grotowski e del Living Theatre, vengono sperimentate le possibili applicazioni teatrali di un linguaggio improvvisato e massimamente gestualizzato. E' del 1985 quello che viene considerato il suo capolavoro, Mahabharata, spettacolo proposto al Festival d’Avignone, che può essere considerato come una summa del suo lavoro. Tra i suoi film: Moderato cantabile (1960); Marat-Sade (1966); King Lear (1970, per la telev.); La tragédie de Carmen (1983, per la telev.); The tragedy of Hamlet (2002, per la telev.). Tra i suoi scritti: The empty space (1968; trad. it. 1968); The shifting point. 1946-1987 (1987; trad. it. 1988); The open door (1993; trad. it. 1994); Oublier le temps (2003).