Venerdì 22 Novembre 2024

Ma come hanno fatto a sopravvivere, quei geni? Il nuovo libro di Hans Magnus Enzensberger

Dopo il romanzo autobiografico “Tumulto”, l’ultranovantenne Hans Magnus Enzensberger si affida ancora una volta alla memoria per il suo nuovo libro, “Artisti della sopravvivenza” (Einaudi). Già dall’immagine che campeggia sulla copertina, il lettore di questo affascinante viaggio fra i grandi autori del secolo scorso (Il sottotitolo della raccolta è «Sessanta vignette letterarie del Novecento»), comprende al volo il senso dell’opera: dentro un calamaio il cui è infilata la penna l’inchiostro nero è agitato come un mare in tempesta. Si fa presto, insomma, a dire “maledetti”. Dietro i romanzi, i racconti, le geniali sperimentazioni, le poetiche, cosa nascondono in termini di sacrifici scrittori e poeti? Cos’hanno dovuto sopportare, quali fatiche di Sisifo hanno dovuto affrontare, per averla vinta, per conquistare la libertà di essere riconosciuti, oppure di vedere semplicemente pubblicate le proprie opere? E le loro vite, sono sempre state un esempio di integrità morale, di coraggiose scelte, di ascetiche rinunce? Si chiede Enzensberger: «Innumerevoli sono gli scrittori che, nel corso del Novecento, sono sopravvissuti a terrore di Stato ed epurazioni, con tutte le ambivalenze morali e politiche che questo ha comportato. Ma come sono andate davvero le cose? Erano forse troppo saldi per capitolare di fronte al potere? Devono la sopravvivenza alla loro accortezza o piuttosto alla loro intelligenza, alle loro conoscenze o alla loro abilità tattica? Sono scampati alla prigione, al campo di concentramento o alla morte per via di fortunate coincidenze che rasentano il portentoso o grazie a strategie che spaziano dalla ruffianeria al camuffamento?». Ritratti brevi e veloci – una, due pagine a testa – permettono al lettore anzitutto di divertirsi, ma anche di scoprire inedite versioni delle biografie di alcuni celeberrimi autori. Perché Enzensberger dall’alto dei suoi novantatré anni non ha più voglia né tempo di esaurire la propria vena nel conformismo e nella retorica, nella banalità di un giudizio o di un resoconto ridondanti e celebrativi. Da Canetti a D’Annunzio, da Garcia Marquez a Gertrude Stein, da Jünger a Ionesco, da Hamsun a Gide, Enzensberger se deve dire qualcosa la dice, dunque, senza peli sulla lingua e senza lasciarsi intimidire dalla grandezza del personaggio che ci racconta. Solo per fare qualche esempio, di Cocteau dice: «I talenti di quest’uomo erano così numerosi da arrivare a opprimerlo». Di Nelly Sachs (Nobel nel 1966): «Inimmaginabili sono la forza d’animo e la schietta energia con le quali perseverò – nonostante tutte le avversità del destino – nella sua missione». E di Jünger: «Che fosse un cavaliere senza macchia non si può dire, ma che fosse senza paura nessuno l’ha mai messo in dubbio». Di Pablo Neruda: «Sì, era un imbroglione, un viveur e un bambinone, ma fra le sue migliaia di poesie, più di una dozzina sono indimenticabili». E di Breton: «Questo fenomenale pallone gonfiato è riuscito, con implacabile zelo, che far sì che la storia dell’arte e della letteratura non potesse fare a meno di lui». Questo “Artisti della sopravvivenza” è uno di quei libri talmente divertenti e coinvolgenti e interessanti e sorprendenti dai quali è difficile staccarsi, tali sono la schiettezza e la sincerità di giudizio di cui si serve il grande scrittore tedesco nel comporre quelle che lui stesso definisce «vignette letterarie»: «…maschere che venivano poste davanti all’obiettivo della macchina fotografica al fine di rimpicciolire, far apparire sfocate o eliminare del tutto determinate parti del soggetto».

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