Non sapeva mai cosa sarebbe accaduto nei suoi libri, scopriva le cose che succedevano nel momento in cui le raccontava Javier Marias, il grande scrittore spagnolo morto ieri a 70 anni per una polmonite. Dato più volte tra i favoriti alla vittoria del Premio Nobel, traduttore, giornalista, autore di "Tutte le anime", 'Domani nella battaglia pensa a mè e "Berta Isla" aveva raccontato lui stesso di scrivere senza una mappa, avendo però una bussola: "Non è che non sappia dove voglio andare, ma non conosco la strada da percorrere, comincio senza sapere molto di quello che racconterò, non cambio nulla dei miei romanzi, come non possiamo cambiare nulla del nostro passato».
Le zone d’ombra, il non detto, il non rivelato, l’impossibilità di conoscere se stessi e le persone più vicine sono la materia che ha sempre stimolato la sua scrittura dove temi universali come il matrimonio, il tradimento, l’amore, i segreti si sono sempre accesi di una nuova e a volte inquietante luce. Figlio del filosofo Julián Marías e dell’insegnante Dolores Franco, nipote del singolare regista Jesús Franco, Javier Marias era nato il 20 settembre 1951 a Madrid in una famiglia di intellettuali anti-franchisti. Ha trascorso lunghi periodi dell’infanzia negli Stati Uniti dove il padre insegnava. Laureato in letteratura inglese all’Università Complutense di Madrid ha insegnato per un periodo all’Università di Oxford e negli Stati Uniti e ha tradotto in spagnolo importanti autori di lingua inglese da Thomas Hardy a Joseph Conrad e da Yeats a Stevenson. Fin dall’esordio nel 1971 con "I territori del lupo", un romanzo particolare in cui 85 pellicole cinematografiche nordamericane visionate a Parigi erano diventate un 'opera letteraria, è stato evidente il suo sperimentalismo e la rottura con la tradizione letteraria spagnola. Sono seguiti "Traversare l'orizzonte" e nel 1978 El monarca del tiempo. Tra i suo romanzi, tutti pubblicati in Italia da Einaudi: "Un cuore così bianco", "Gli innamoramenti", "Così ha inizio il male".
Il grande successo internazionale è arrivato con "Tutte le anime" che ha per protagonista un docente spagnolo a Oxford, con lo shakesperiano "Domani nella battaglia pensa a me" in cui un ghost writer va a casa della donna sposata con cui ha una relazione e lei muore all’improvviso tra le sue braccia e con "Il tuo volto domani". Con il suo ultimo romanzo, "Tomas Nevinson", uscito in Italia nel 2022 per Einaudi, aveva vinto a giugno il Premio Gregor Von Rezzori. «Quasi un monito che ci ricorda di continuare a coltivare i pensieri larghi» come sottolineava la motivazione della giuria. Il libro non è un seguito ma «forma una coppia» con il fortunatissimo 'Berta Islà, il suo primo romanzo ad avere come titolo il nome di un personaggio.
Un romanzo incentrato su una spia, con cui aveva raggiunto l’apice di un percorso intorno al segreto da cui tutti, più o meno, siamo toccati. «Bisogna nascondere una parte di se stessi, non le cose terribili, non ingannare, ma non bisogna mai rivelare tutto di se» aveva raccontato lo scrittore all’ANSA al Salone del Libro di Torino nel 2018. Nell’ultimo romanzo di 600 pagine Tomas Nevison, scomparso da dodici anni e dato per morto anche dalla moglie Berta Isla, torna nei servizi segreti e l’ordine che deve eseguire è dei più atroci: individuare e uccidere una donna che nel 1987 aveva preso parte ad alcuni attentati dell’Ira e dell’Eta. Tanti i riferimenti e le citazioni letterarie - da Shakespeare a Baudelaire, da William Blake a Dante - come accade spesso nei viaggi che si compiono con le opere di Marias. Tanti i prestigiosi premi ricevuti dallo scrittore spagnolo tra cui il prestigiosissimo Rómulo Gallegos, il Prix Femina Etranger e molti i riconoscimenti avuti in Italia come il Premio Internazionale Bottari Lattes Grinzane e il Nonino. Marias, che parlava molto bene in italiano, era convinto che "non bisogna mai raccontare tutto, ma lasciare una parte di mistero per sorprendere sempre chi ti sta accanto» ed è quello che ha fatto con la sua vita e con la straordinaria opera di creatività che sono i suoi romanzi.
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