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Da Reggio Calabria a Marsiglia, il viaggio letterario di Vins Gallico tra mare e cuore

Un viaggio letterario che incanta più del viaggio stesso perché c’è un altro modo di arrivare a Marsiglia, non fisicamente, ma attraverso le parole di Izzo, scrive Gallico, che con lo scrittore marsigliese ricorda: "Marsiglia non è una città per turisti, qui bisogna schierarsi, appassionarsi".

«A Marsiglia, ci sono giorni in cui è bello sentirsi così: a mezz’aria fra la luce e il mare. Un modo per sapere perché vivi qui e non altrove». Così dice Léa a Rico in “Il sole dei morenti” di Jean-Claude Izzo (Marsiglia 1945-2000), lirico anche quando racconta il «porcaio umano», la vita degli emarginati, delle cité di immigrati, di «quel cocktail di odio e amore, di forza e debolezza» vissuto da Rico e da Fabio Montale, voce narrante della trilogia “Casino totale”, “Chourmo” e “Solea”.

Il mondo visto da Marsiglia, «un luogo dove chiunque, di qualsiasi colore, poteva scendere da una barca o da un treno, con la valigia in mano, senza un soldo in tasca, e mescolarsi al flusso degli altri» (il padre di Jean-Claude, Gennaro, vi era arrivato ragazzino nel ’29 da un paese del Salernitano). E la guarda e la racconta così, Marsiglia, con gli occhi di Izzo, lo scrittore Vins Gallico (in dodicina al Premio Strega 2015 con «Final Cut», Fandango; sua una delle voci della trasmissione “Tabula Rasa” su Radio Onda Rossa), nato a Reggio Calabria, un’altra città che si scopre dal mare, come Marsiglia.
Lo fa in un bel libro, “A Marsiglia con Jean-Claude Izzo. Essere per, essere contro”, dell’originale collana “Passaggi di dogana” di Giulio Perrone Editore. Un viaggio letterario che incanta più del viaggio stesso perché c’è un altro modo di arrivare a Marsiglia, non fisicamente, ma attraverso le parole di Izzo, scrive Gallico, che con lo scrittore marsigliese ricorda: «Marsiglia non è una città per turisti, qui bisogna schierarsi, appassionarsi. Essere per, essere contro. Solo allora ciò che c’è da vedere si lascia vedere».

Perciò con Izzo e con Gallico si può “camminare” una Marsiglia molteplice («On the road again, ecco cosa siamo», dice Rico in “Il sole dei morenti”), incontrare vite con la loro disperata sensualità attraverso i brani tratti oltre che dalla trilogia e da “Il sole dei morenti”, da “Aglio, menta e basilico”, da “Vivere stanca” e da “I marinai perduti”, inebriarsi degli odori della esuberante cucina marsigliese che si mischiano con gli aromi mediterranei (Marsiglia da secoli è crocevia di tutte le mescolanze umane).

È la Marsiglia della bouillabaisse, del baccalà al finocchio, dell’aïoli, delle lumache in salsa piccante (tra i tanti piatti presenti nei romanzi di Izzo), del pastis «che lancia ponti tra gli uomini», degli incroci, pure culinari, migratori (tema centrale in Izzo), ma anche quella volgare con il suo «casino totale», con la sua puzza di fogna, con il Front National, le periferie e il razzismo, la disoccupazione, la prostituzione e la violenza. Con il suo dolore e la sua utopia.

Un viaggio, quello di Gallico, denso di rimandi letterari, di suggestioni cinematografiche e musicali, di osservazioni politiche e sociali, di ricordi calabresi. Ma poi, a Marsiglia, Gallico c’è ritornato recentemente, con il suo amico Costantino. Un pellegrinaggio in cui «ha camminato» la città, dal Panier alla Canebiére, dal Vieux Port a La Plaine, da Notre-Dame-de-la-Garde a la Corniche, con il mistral, con i suoi stranianti centri commerciali che hanno ingoiato i locali di Izzo (sparito il Fonfon di Montale), con i suoi trucchi per turisti, e tuttavia respirando con Fabio Montale l’anima dei luoghi, «ciò che è stato e non sarà mai più».

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