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Addio alla scrittrice Rosetta Loy. Nei suoi libri la guerra e l’amore

Dedicò due romanzi all’Olocausto: “Cioccolata da Hanselmann” e “La parola ebreo”, dolorosi viaggi nella sua memoria familiare

«Le strade di polvere, La parola ebreo, Cioccolata da Hanselmann, La prima mano, Gli anni tra cane e lupo... sono i tuoi titoli che ho più amato, che il viaggio ti sia lieve», ha scritto la figlia scrittrice Margherita annunciando la scomparsa di Rosetta Loy, autrice di numerosi amati romanzi, nata a Roma il 15 maggio 1931, tante volte premiata nella sua lunga carriera. La scomparsa è avvenuta per arresto cardiocircolatorio e difficoltà respiratorie.
Il primo racconto l’aveva scritto a nove anni. «Ma a scrivere con costanza e metodo, e la ferma determinazione a diventare scrittrice, quella è avvenuta a ventiquattro o venticinque anni», aveva detto anni fa. Il suo esordio lasciò il segno: scelse un cognome d’arte, Loy, quello del primo marito Giuseppe, fratello del regista Nanni, e con il romanzo La bicicletta (Einaudi) vinse il Viareggio opera prima. Ambientato in una grande casa di campagna, raccontava una generazione. «
Dopo quel romanzo e i successivi La porta dell’acqua, L’estate di Letuche, All’insaputa della notte arriva la sua opera forse più nota, Le strade di polvere, (Einaudi, 1987) che vinse tra gli altri il Campiello e il Viareggio Répaci e fu tradotto in molte lingue. Anche qui una grande casa e l’intreccio di storie minime con la Storia, nel passaggio di generazioni dalla fine del Settecento agli anni dell’Unità d’Italia. All’Olocausto dedicò due romanzi: Cioccolata da Hanselmann (Rizzoli) con cui vinse il Grinzane Cavour per la narrativa italiana e La parola ebreo (Einaudi, 1997), premio Fregene, doloroso viaggio nella sua memoria familiare. La sua famiglia, cattolica, romana, abitava in un prestigioso palazzo della via Flaminia a Roma. Non aveva aderito al fascismo ma nel 1938, con la promulgazione delle leggi razziali fasciste ci sono episodi, nei confronti di loro amici ebrei, che avrebbero dovuto far aprire gli occhi. Il libro è una sorta di esame di coscienza, cosa avrebbe dovuto fare quella bambina, cosa avrebbe dovuto fare la sua famiglia, cosa hanno realmente fatto? Pur senza crimini, tutti loro non hanno agito, non hanno voluto vedere la rovina dei vicini, i Della Seta, i Levi, tutti partirono con il convoglio che lasciò Roma dopo il rastrellamento del 16 ottobre 1943. «Dimenticare l’orrore delle persecuzioni antisemite di questo secolo e il suo spaventoso finale può essere molto pericoloso. È come essere miopi e buttare via gli occhiali“ aveva detto.
Nel libro Gli anni fra cane e lupo. 1969-1994. Il racconto dell’Italia ferita a morte (Chiarelettere) scrisse con il rigore dello storico di professione partendo dalla strage di Piazza Fontana a Milano alla prima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi e alle dimissioni dalla magistratura di Antonio Di Pietro.
Dal matrimonio con Loy nacquero quattro figli e l’unione durò per trent’anni, fino alla morte di lui. Ebbe una lunga relazione con il critico Cesare Garboli, di cui rimase amica fino alla sua scomparsa nel 2004 e a cui è dedicato il libro più recente, Cesare (Einaudi 2018). Nel 2017 ebbe il Campiello alla carriera. Una curiosità: amata dai registi belgi Dardenne a lei pensarono titolando “Rosetta” il loro film Palma d’oro a Cannes.

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