Ha commosso ma anche profondamente coinvolto il vasto pubblico presente nella Sala della Roma Lazio Film Commission, alla Festa del Cinema di Roma, l’evento di presentazione del corto “Aria. Elaborazione di una violenza”, scritto e interpretato dall’attrice e doppiatrice Barbara Sirotti. Ispirato a una storia vera, a un dramma vissuto dalla stessa autrice durante il primo lockdown, il film, introdotto e commentato dal giornalista messinese Marco Bonardelli, è stato al centro di un interessante dibattito a cui hanno partecipato, oltre alla stessa Sirotti, la doppiatrice Benedetta Degli Innocenti (voce italiana di Lady Gaga), la psicologa Sabrina Melpignano, l’avvocato penalista Monica Nassisi e, da remoto, l’attore e doppiatore Luca Ward, narratore del film.
Si è parlato di uomini e donne, di amore e odio, vittima e carnefice, di dono di sé e imposizione del Sé, di rispetto e possesso. Contrapposizioni cui corrispondono esperienze positive o drammi, come quello della protagonista, che nel ricordare la sua relazione di coppia con un uomo violento si definisce una «sopravvissuta». «Ho temuto di morire – ha detto - per quello che mi è stato fatto. Ma sono qui a raccontarlo, diversamente da altre donne che non ce l’hanno fatta. Così ho deciso, per un atto di riconoscenza verso il destino, di portare la mia storia sul grande schermo, per avviare un iter di sensibilizzazione sulla violenza di genere».
Un progetto articolato e fortemente voluto, sostenuto da importanti istituzioni attive sul campo, che ha coinvolto altri personaggi dello spettacolo, tra cui Luca Ward, il primo ad aver risposto all’appello, diventando voce fuori campo in “Aria”. L’attore romano ha raccontato il suo primo contatto con l’autrice, e, nel definire agghiacciante la sua storia, ha espresso il fermo proposito di sostenere il progetto. «Un uomo degno di questo nome non può che rispondere all’appello» - ha detto. Dopo di lui si sono aggiunti la doppiatrice Benedetta Degli Innocenti e i doppiatori Francesco Pannofino e Alex Poli, che hanno partecipato a “Libera”, sequel di “Aria”. Un film che chiude il cerchio del processo di elaborazione del trauma rappresentato dai due cortometraggi. Un cammino lungo e irto di difficoltà che richiede pazienza e determinazione, ma soprattutto capacità di vivere il dolore.
«È un veleno che va bevuto sino in fondo – ha continuato Sirotti - perché ti devi rendere conto razionalmente di ciò che è accaduto, senza rimuovere o fare sconti. Non serve andar via, cambiare casa o abitudini, se il tarlo rimane dentro e ti consuma. Bisogna affidarsi a professionisti e curare le ferite». Concetto ribadito dalla psicologa Sabrina Melpignano, membro di Fidapa (Federazione italiana donne, arti, professioni, affari), che ha parlato di destrutturazione dell’Io, di un Io a pezzi che deve essere ricomposto per tornare a riconoscersi nella propria identità di persona degna d’amore.
Ma è l’avvocatessa penalista Monica Nassisi, molto attiva in Fidapa, che attraverso il racconto di donne, adolescenti, persino bambine, violate e abusate, ha fatto toccare con mano la mostruosità che serpeggia in una parte malata della nostra società. La professionista ha anche apertamente denunciato quello che ha definito «il maschilismo persistente nei commissariati e nelle aule dei tribunali, dove, talvolta, - ha aggiunto- si adotta un codice di comunicazione lesivo della dignità della donna».
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