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Se Massini sogna... Freud

«L’interpretazione dei sogni», ispirato al testo capitale del padre della psicoanalisi e punto d’arrivo di un decennio di studi

Stefano Massini

Che singolare privilegio, quello degli artisti. In fondo, partecipiamo tutti dei loro sogni, delle voci interiori, sepolte, infere che sono capaci di scovare e far risuonare, alte, per tutti, e in cui ciascuno può riconoscere i propri demoni, i propri incanti. Sarà un bel privilegio assistere al prossimo lavoro di Stefano Massini, drammaturgo, attore e raccontatore di storie in molteplici forme, dal palcoscenico al piccolo schermo alle pagine di libri e quotidiani, oltre che pluripremiato autore (unico italiano ad avere vinto, proprio pochi mesi fa, un Tony Award, l’Oscar del teatro americano, e non è l’unico premio internazionale, oltre ai prestigiosissimi Ubu nazionali): «L’interpretazione dei sogni», in prima nazionale dal 14 al 18 dicembre al Teatro della Pergola di Firenze.
Saranno in scena tutti loro: Massini, Sigmund Freud, l’inconscio, l’Io, il Super Io, la tradizione mitologica dei sogni, la psicanalisi nata agli albori del Novecento e di cui proprio quel libro, “L’interpretazione dei sogni” (edito alla fine del 1899 ma che, con atto fortemente simbolico e propiziatorio, reca sul frontespizio della prima edizione la data tonda del 1900), è testo fondativo e capitale. Ci saranno le musiche geniali di Enrico Fink (eseguite da Rachele Innocenti, Damiano Terzoni, Saverio Zacchei), le scene di Marco Rossi, di cui sappiamo che centro e totem (ogni riferimento a “Totem e tabù” è intensamente voluto) sarà un gigantesco occhio, il primo diaframma tra noi e il reale, strumento d’indagine e di difesa, emblema dello sguardo che si lancia, che si sottrae. Saranno in scena Edipo e Cassandra, la cameriera di casa Freud che aveva paura che il professore le scrutasse la mente e Shakespeare. Saranno in scena le fobie, compagne di lavoro dei sogni (e grandi protagoniste della nostra psiche di contemporanei), le minoranze etniche del nostro inconscio, l’enorme rimosso che tenta di raggiungerci, di parlarci di notte, quando l’Es, il drammaturgo, prende possesso del nostro teatro interiore e ci mette in scena quel che non vogliamo vedere di giorno. Le luci di Alfredo Piras marcheranno il contrasto tra ciò che è illuminato e ciò che vuole restare al buio, ciò che proteggiamo e ciò da cui ci proteggiamo.

È entusiasta, Stefano Massini, perché questo spettacolo vede la luce (e non è un’espressione casuale) dopo anni di lavoro sulle pagine di Freud, anni «d’innamoramento», da drammaturgo a drammaturgo: «Cosa va in scena, d’altronde, ogni volta, se non i nostri sogni?». E noi, secondo una delle frasi più citate al mondo, di cosa siamo fatti, se non della stessa sostanza dei sogni?
Gli antecedenti, il suo bel romanzo del 2017, «L’interpretatore dei sogni» (Mondadori), di cui è protagonista Freud in persona, e lo spettacolo messo in scena nel 2018 da Federico Tiezzi sono solo tappe d’una lunga elaborazione su quelle pagine, su quel complesso di idee, studi, rivelazioni e rivoluzioni che è il libro di Freud.

«Per me è uno spettacolo particolare – dice Massini durante un’altra cosa alquanto singolare per lui, una conferenza stampa in cui parla di un suo lavoro, affidandolo alle parole prima che alla Parola – : è importante il tentativo di far riflettere sulle voci che non ascoltiamo. Noi pretendiamo sempre l’attenzione degli altri, ci offendiamo se non la otteniamo, ma facciamo proprio questo a noi stessi. Per me è entusiasmante dare voce alle “minoranze” dentro di noi che ci parlano coi sogni».

Per lui, narratore di confine tra generi e arti, tra parola e gesto, è un nuovo, entusiasmante capitolo di quella «grande bellezza che è il nostro rapporto con la realtà». Una sfida magnifica, a cui si accinge con occhi brillanti e ben aperti (di fuori, di dentro): gli è richiesto di scritturare e scrutare l’invisibile, quello che prende corpo e figura proprio nel regno intoccabile, intimo, assoluto dei sogni.

In Calabria vedremo presto Massini in un eccezionale appuntamento: il 20 dicembre al Politeama di Catanzaro, per celebrare i vent’anni dall’inaugurazione del teatro con lo spettacolo «Quando sarò capace di amare. Massini racconta Gaber», quel Gaber che raccontava il mondo, a modo suo. Ma dopo il debutto alla Pergola de «L’interpretazione dei sogni» (che coincide con l’inaugurazione del palcoscenico della sala Grande del teatro dopo l’imponente piano di riqualificazione durato molti anni), ci auguriamo che questo lavoro “freudiano” di Massini (una produzione di Teatro della Toscana, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro di Roma, in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano/Teatro d’Europa) vada in giro moltissimo, e soprattutto venga qui al Sud, che è, da sempre, riecheggiando un altro testo capitale del Novecento, una “terra del rimosso”

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