Le emozioni indelebili di una storia fondamentale e il rimpianto per il non detto il fil rouge del brano “Le cose più importanti” di William Busetti in arte Will, disponibile su store e piattaforme digitali per Capitol Records Italy (Universal Music Italy). Un pezzo malinconico e sincero con cui il giovane cantautore veneto, classe 1999 (padre italiano e madre inglese), tenterà l’approdo al Teatro Ariston, fra i Big del festival, durante la finalissima di “Sanremo Giovani” di domani. Giovane autore tra i più originali del pop urban contemporaneo, con alle spalle i bootcamp di “X-Factor” nel 2020, si appresta a bissare il successo virale di oltre 100 milioni di stream conquistati con singoli come “Estate” (già certificato platino), “Anno Luce”, “Capolavoro” e “Più forte di me”. «“Le cose più importanti” nasce da una delle sessioni di lavoro giornaliere con la band, quando, ultimando il pezzo, ne ho compreso la potenza delle emozioni. Racconta una mancanza che può essere un lutto, una storia d’amore o di amicizia finite, in cui le cose più importanti sono quelle che avremmo dovuto dire o fare con la persona cara. Una storia può finire all’improvviso per qualsiasi motivo e per questo vorrei che ognuno ci vedesse la propria di storia. Io ho la mia e la racconterò dopo il 16». È anche un invito a non avere paura di mostrare la bellezza delle proprie fragilità… «Questo è il focus di parecchie canzoni che sto scrivendo. La musica mi ha davvero aiutato perché nella vita sono una persona molto timida e ho avuto periodi difficili dal punto di vista delle relazioni sociali. Quest’arte mi ha permesso di riflettere su me stesso, dando valore alle mie fragilità, perché senza di loro probabilmente non avrei scritto e cantato». In un momento storico come quello che stiamo vivendo quali sono le cose più importanti da dire e soprattutto da fare? «Paradossalmente per la mia generazione e quella successiva sarebbe importante dimostrare concretamente ciò che si prova agli altri. Nell’epoca dei social e della messaggistica manca l’esternazione della nostra profondità. Guardarsi negli occhi e parlarsi è diventato un fatto non scontato. Mentre le cose importanti e vere sono quelle che arrivano dalla pancia e non passano da nessun mezzo tecnologico, ma da uno sguardo o un’esperienza concreta». Nel tuo caso i social sono stati importanti, perché hai molto seguito e hai iniziato a far conoscere la tua musica su YouTube… «I social hanno aspetti positivi e negativi. Proporre a un pubblico vasto la propria arte rappresenta un’arma veramente potente. Li uso principalmente per incanalare la mia musica; non ne faccio un utilizzo personale smodato, pur seguendo chi racconta la propria vita su questi canali». La musica riflette le tue origini, unendo cantautorato italiano e british pop. Hai dei punti di riferimento precisi in questi due generi? «Sono cresciuto con questi due mondi che alla fine non sono così diversi, perché andando a fondo nei testi si possono trovare molte analogie fra il nostro cantautorato e il pop d’oltreoceano. Nella musica cerco di unirli al meglio, mettendo nei testi i miei valori e realizzando canzoni semplici che possano arrivare a tutti. A livello di sound provo a essere fresco seguendo l’esempio di artisti del calibro di Harry Styles, Justin Bieber e Ed Sheeran, che mi hanno influenzato molto. Tra gli italiani amo profondamente Zucchero, Fabri Fibra, Giorgia e Francesca Michielin».