Eccolo il trait d’union tra lo storico colosso Rai e la “generazione Z”. Una mossa convinta per l’Azienda pubblica – e non affatto scontata – che si affaccia senza timori sul mondo che verrà facendo... un passo di lato. Nasce con questi presupposti “No Name Radio”, canale dedicato ai giovani – powered by Rai, appunto – e consegnato integralmente in mano agli aspiranti speaker nati dal 2000 in poi per catalizzare l’attenzione di un pubblico “fresco”. Non un passaggio di consegne traumatico, ma il tentativo di colmare un gap evidente dal punto di vista radiofonico, per dirla con le parole del direttore di Radio Rai, Roberto Sergio. «Ci siamo resi conto che sarebbe stato doveroso cercare un collante virtuoso: da qui l’idea di “No Name Radio” che, già dalla denominazione scelta, fa capire che non appartiene a nessuno in particolare, ma deve essere di chi la ascolta, dei ragazzi che la conducono. Noi ci siamo, certo, ma interpretiamo un ruolo diverso rispetto al passato». Una boccata d’aria fresca, ma anche una scelta... cromatica ben precisa. «Non c’è un solo colore a contraddistinguere la nuova creatura», prosegue Sergio, «e anche in questo caso ognuno può scegliere il proprio». E il nuovo studio, ai limiti dello psichedelico, ne è testimonianza. Il giorno “0” di “No Name Radio” – che coincide con il fantastico epilogo sportivo dei Mondiali di calcio, seguito con grande trasporto quasi in simultanea in un’altra stanza della struttura Rai di via Asiago – non lo dimenticheranno facilmente Federica Longo e Michele Gioia, i primi speaker della storia della Radio dedicata ai giovani. Pigiano il tasto “on air”, gestiscono un mixer molto smart (anche questo al passo coi tempi) con disinvoltura e accolgono, uno dietro l’altro, i nuovi volti del momento scelti come testimonial dell’evento. Da Ernia a Fulminacci, passando per Ditonellapiaga, Claudym e Franco 126, fino ad ad arrivare a Lil Kaneki. Artisti che si stanno facendo largo a suon di consensi e visualizzazioni nel panorama musicale nazionale. E sono proprio loro a sponsorizzare con la giusta enfasi “No Name Radio”. «Credo che servisse un progetto del genere», irrompe Ditonellapiaga, «una “voce” che parli direttamente ai miei coetanei, un teatro di nuovi spettacoli e artisti che possano avere un po’ più di spazio rispetto alle radio più rinomate che trasmettono i brani degli artisti già avviati». Gli fa eco Ernia, che tesse le lodi degli ideatori di “No Name Radio”: «Una scelta intelligente e intraprendente. C’è bisogno di avvicinare i giovani ai media tradizionali. Creare uno spazio autogestito contribuisce ad avvicinare chi per definizione è distante da certi “luoghi”. Ai giovani speaker consiglio di rappresentare... loro stessi, la loro generazione. Siamo un paese esterofilo, questa intuizione radiofonica può contribuire ad alimentare la conoscenza del nostro territorio». Fulminacci è l’anima “zen” del battesimo di “No Name Radio”. «Mi piace l’idea di trovarmi di fronte a un’azienda che invece di invecchiare si aggiorna, favorisce una compresenza generazionale». Buona la prima, ma la strada che porta ai giovani è lunga.