«L’allarme oggi ha suonato di nuovo/ Qui sotto c’è posto per 30 persone /. Ti guardi intorno: / in tutta Kiev ci sono 4984 bunker, / oggi ti è toccato questo, / vi siete spinti dentro, / uno sull’altro, / nel bunker il momento peggiore, sempre, / è quando devi entrare/». C’è tutta la passione di narratore dell’umano nelle parole del drammaturgo fiorentino Stefano Massini che, a un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il 24 febbraio 2022, sceglie di iniziare dalla potenza sciamanica del suo testo, “Bunker Kiev”, la conferenza stampa nella quale, insieme a Dario Nardella, sindaco di Firenze, e a Marco Giorgetti, direttore generale della Fondazione Teatro della Toscana, illustra la performance da lui ideata e diretta, che si svolgerà a partire dal 6 marzo nello spazio angusto e semibuio di un bunker nel cuore di Firenze, proprio nei sotterranei del Teatro della Pergola, nel quale ci si rifugiava durante i pesanti bombardamenti del 1943 sulla città. Perché «il bunker è quel posto in cui non sai dove sei: ti basta uscirne, è come, in una frase, la parentesi, che appena la apri devi chiuderla». «Dal 6 marzo 30 persone – spiega Massini – ogni giorno potranno entrare in questo bunker alle 18.30, e assisteranno a una performance di 40/45 minuti con alcuni suoni reali delle bombe e dei droni (ambiente sonoro a cura di Andrea Baggio) e con la luce che se ne va; proveranno sulla propria pelle quello che sta accadendo in Ucraina». Poi il testo di Massini sarà consegnato ad altri interpreti, anche della società civile, anche del resto d’Europa, in una catena umana di forte impegno sociale, innanzitutto verso le nuove generazioni. «Questo teatro è l’unico in Europa a fare ad oltranza un’operazione così forte e ogni volta che la performance inizierà, a Firenze per protesta suonerà la sirena antiaerea in Piazza della Signoria, perché si senta «la paura che rende gli esseri umani violenti, / e tu con loro, / non fai differenza». Ogni volta, per ogni replica, ha ricordato il sindaco Nardella, fino alla fine della guerra. «Il teatro che diventa un grido e racconta la realtà in diretta. Il teatro pubblico fa quello che dovrebbe fare sempre- ricorda Massini-, portare le persone dentro una realtà che non possono vivere sulla propria pelle. Di solito il teatro, soprattutto quello pubblico, impiega un tempo per potersi occupare della realtà. Quando qualcosa accade le stagioni ormai sono fatte. In questo caso, grazie alla collaborazione del Teatro della Toscana e del Comune di Firenze siamo riusciti in pochi giorni a mettere su questo progetto speciale». Da mesi Massini, raccogliendo testimonianze, leggendo messaggi social e blog, guardando immagini, provava a raccontare l’orrore ma, dice, «mi sembrava sempre un giochetto di stile farlo con le persone comodamente sedute tra i velluti rossi di un teatro e il bar aperto all’ingresso. Poi improvvisamente mi è venuto in mente che anni fa avevo visto il bunker sotto il Teatro della Pergola». E quando gli si chiede cosa si aspetta dalle persone, «terrore –risponde- e dopo il terrore la consapevolezza, di usare le parole meno a sproposito, di non usare la guerra in Ucraina come qualcosa che non ci riguarda, o ci riguarda soltanto se rischia di alzare il prezzo della benzina. Il teatro dovrebbe essere sempre luogo di bellezza e di lucidità ma è la lucidità ciò che permette di avere coscienza e consapevolezza». Tutti gli incassi di “Bunker Kiev”, il cui brano musicale finale è stato composto ed eseguito da Piero Pelù, sosterranno gli ospedali pediatrici di Kiev e di Mariupol, e non a caso il bunker del teatro di Mariupol, il Drama Theater squarciato dai bombardamenti, nonostante nel cortile fosse stata dipinta la scritta “bambini”, è quello che conclude la performance di Massini.