Strega, dodicina da record. Dalla reggina Rosella Postorino a Petri e Ballestra: mai tante scrittrici
Mai così tante scrittrici, nel “gruppone” dei romanzi proposti e nella dodicina del Premio Strega, annunciata ieri mattina al Tempio di Vibia Sabina e Adriano, a Roma. Nella quale è presente – come da queste colonne avevamo auspicato e previsto – la reggina Rosella Postorino, premio Campiello 2018, con il suo bellissimo «Mi limitavo ad amare te» (Feltrinelli). Ci sono già svariati record, in questa edizione del Premio: ben otto scrittrici in dozzina, delle quali tre al primo romanzo per adulti (il record precedente era del 2019, quando in dozzina entrò, assieme ad altre sei scrittrici, la messinese Nadia Terranova col suo «Addio fantasmi», Einaudi, destinato poi alla cinquina); ma anche tra gli 80 titoli della long list (mai così tanti) tra i quali sono stati scelti dal Comitato direttivo del Premio, presieduto da Melania Mazzucco, i dodici candidati, 45 sono di autrici. «Un record assoluto» ha sottolineato con compiacimento Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci e segretario del Comitato, che ha richiamato i numeri delle scorse edizioni, segnalando questo valore in continua crescita (16 su 41 nel 2018, lo scorso anno 27 su 74), ricordando come Maria Bellonci si rammaricasse del fatto che la componente maschile degli «Amici della Domenica», largamente maggioritaria, non presentava facilmente libri di autrici: «Abbiamo invertito la tendenza», ha detto. Così come ha segnalato la crescente presenza di editori che mai si erano affacciati al Premio, che dunque tutela «la bibliodiversità». Libri e scrittrici eccellenti, in dozzina: oltre a Postorino, e alla sua folgorante storia di tre ragazzi scampati alla guerra di Sarajevo e rifugiati in Italia, per i quali la salvezza comporta comunque perdite e disorientamenti (e fa inscrivere la loro storia nella condizione di noi umani, sempre espatriati dal corpo materno, sempre profughi sotto il cielo vuoto: l’autrice ieri ha parlato di «tracce e lacerazioni della guerra, ma anche dello strappo e della separazione che sono della condizione umana»), anche Romana Petri e il suo «Rubare la notte» (Mondadori, che aveva nel listone ben 6 titoli), la storia di Antoine de Saint-Exupéry, celebratissimo autore de «Il Piccolo principe», opera che ha finito per prendersi, a torto, tutta l’attenzione che l’autore e la sua storia meritano e qui ritrovano; Igiaba Scego, di origine somala («sono somala e sono italiana»), che nel suo «Cassandra a Mogadiscio» (Bompiani) fa dialogare i suoi due Paesi, «che hanno avuto una storia comune, violenta e difficile», ma scrive pure «un inno d’amore alla lingua italiana», che da lingua della colonizzazione diventa lingua degli affetti; Silvia Ballestra, che traccia con passione la storia di una grandissima, in «La Sibilla. Vita di Joyce Lussu» (Laterza); Maria Grazia Calandrone, che in «Dove non mi hai portata» (Einaudi) conduce un’indagine lucida e dolente sul passato, con una grazia ferma e luminosa. Ma c’è anche un eccezionale terzetto di autrici al loro primo romanzo: Ada D’Adamo con «Come d’aria» (Elliot) in cui racconta la disabilità della figlia e la propria malattia: Maddalena Vaglio Tanet, già finalista nel 2021 al Premio Strega Ragazze e Ragazzi, con «Tornare dal bosco» (Marsilio), storia di una maestra che sparisce, “tornando” alla vita primigenia del bosco, e Carmen Verde con «Una minima infelicità» (Neri Pozza) in cui la “piccola” Annetta racconta una vita vissuta all’ombra della madre. In dodicina sono anche Andrea Canobbio con «La traversata notturna» (La nave di Teseo), romanzo familiare che è anche una storia d’amore e una storia d’amore con una città, Torino; Vincenzo Latronico con «Le perfezioni» (Bompiani), storia di sogni e disillusioni ambientata a Berlino (dove lo scrittore vive e da cui si è collegato in video): «Ho raccontato come sono cambiate le nostre emozioni e le nostre vite con l’impatto dei social media»; Andrea Tarabbia, vincitore del Premio Campiello 2019, che ne «Il continente bianco» (Bollati Boringhieri) è partito «da un libro suggestione non finito, ovvero “L’odore del sangue” di Parise». Ma la presenza più particolare è quella dell’outsider Gian Marco Griffi con quello che è stato definito il caso letterario dell’anno, lo scoppiettante romanzo-mondo «Ferrovie del Messico» (Laurana Editore). La presenza di tante autrici è stata sottolineata anche da Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci, che ha parlato della «capacità del Premio Strega di crescere e rinnovarsi», ricordando anche che in questa edizione riprende la collaborazione con l’Amministrazione Capitolina. Molto interessanti le osservazioni di Mazzucco sulle opere segnalate: «Lo scorso anno notavamo che le opere erano state scritte o completate nell’isolamento degli anni di pandemia, il che aveva comportato toni intimi e autoconfessioni. Adesso si è abbattuta sui libri l’onda lunga dello choc post traumatico: la maggiora parte si iscrivono nel segno del trauma, privato e personale, ma anche storico e collettivo» ha spiegato. Dove «corpo dell’individuo e paesaggio sono egualmente minacciati e aggrediti dalla rovina». Molte riscritture di biografie (attraverso un dialogo col personaggio-scrittore o il rifacimento di un’opera); la famiglia è sempre «nucleo incandescente», ma i genitori sono fragili, depressi, anaffettivi o anche teneri ma comunque deboli, incapaci. Molta malattia, molto disagio, molto lutto, «si muore molto, non si nasce quasi mai», in questo spaccato della narrativa italiana di oggi. In cui i corpi e le menti sono fragili, ma «la scrittura si propone come medicina e come cura». I dodici autori – tutti candidati alla IX edizione del Premio Strega Giovani – saranno in giro per una serie di 23 tappe in tutta l’Italia (il 5 maggio saranno al Catania Book Festival) e una all’estero. La votazione della cinquina sarà il 7 giugno al Teatro Romano di Benevento. Il vincitore sarà proclamato il 6 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, a Roma, dalle 23 in diretta su Rai3. I libri saranno votati da una giuria composta da 660 aventi diritto: ai voti degli Amici della domenica si aggiungono quelli espressi da studiosi, traduttori e appassionati della nostra lingua e letteratura selezionati dagli Istituti italiani di cultura all’estero, lettori forti scelti da librerie indipendenti distribuite in tutta Italia, voti collettivi espressi da scuole, università e gruppi di lettura. Tra i voti espressi dagli Istituti italiani di cultura all’estero non ci saranno quelli russi: Petrocchi ha ricordato che «il ministero degli Esteri nella fase attuale, una fase di grave crisi, a livello politico ha ritenuto opportuno non invitare i giurati russi, per evitare qualunque strumentalizzazione politica». Una scelta politica che però , nel regno della letteratura, può suonare davvero opinabile.