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Fisica, cosa resta adesso da scoprire? Parisi e Gross, due Nobel a colloquio a Trieste

Le frontiere, i pericoli e le sfide globali, anzitutto il cambiamento climatico

Il pensiero scientifico è democratico e contro ogni autoritarismo e fondamentalismo, non può essere d’élite, condizione necessaria perché la scienza si misuri con le sfide globali della fisica, della tecnologia, degli eventi catastrofici che ci riguardano da vicino, della guerra nucleare, del crescente automatismo delle macchine, del rapporto tra scienza, società e politica, della divulgazione della scienza (che non usi propaganda o toni pseudo magici): questi i temi di un eccezionale incontro intitolato “Fisica: cosa resta da scoprire”, tra due fisici premi Nobel, l’italiano Giorgio Parisi, Nobel 2021 per i suoi studi sui sistemi complessi, e l’americano David J. Gross, Nobel 2004, per la teoria della “libertà asintotica” che definisce l’energia necessaria a formare i nuclei atomici.

Incontro promosso dal Centro Internazionale di Fisica Teorica “Abdus Salam”–ICTP di Trieste con il Laboratorio Interdisciplinare della SISSA, e svoltosi al Teatro Miela di Trieste anche da remoto (il professor Gross era in collegamento dagli Usa), nell’ambito della VII edizione di “Scienza e Virgola”, il Science and Media Festival organizzato a Trieste dalla SISSA con la direzione artistica dello scrittore Paolo Giordano.

Tante le domande rivolte ai due giganti della Fisica (così li ha interpellati Simona Regina, moderatrice dell’incontro con gli studenti, dopo la conferenza stampa con i giornalisti), entrambi appassionati lettori sin da bambini, e autori, tra i tanti contributi donati alla conoscenza, l’uno, il professore Parisi, di «Gradini che non finiscono mai» (La Nave di Teseo), l’altro, il professor Gross, di «L’universo affascinante: la futura rivoluzione nella fisica» (Di Renzo): due libri che s’incrociano nel racconto del percorso che li ha portati alla scienza, il cui cammino soprattutto per quanto riguarda la fisica teorica e i sistemi complessi non è certo privo di incertezze.

Tutto ciò che ha la capacità di cambiare comportamento, un animale, la Terra, il clima, il nostro cervello, è un sistema complesso, il cui studio è trasversale alle discipline. Tuttavia, avverte Parisi, «non esiste il mestiere del “complessologo” perché ogni sistema è complesso a suo modo. Quindi per chi studia, è importante avere uno sguardo diverso che apra prospettive nuove. E poi c’è bisogno di esperti, sennò non si va avanti». La conoscenza è aumentata e di pari passo è aumentata pure la capacità di comprensione. Ma è possibile, senza essere scienziati, individuare un metodo di conoscenza che traduca la complessità del reale e ci consenta di avvicinarci anche noi al mistero delle cose? È un problema estremamente difficile, risponde Parisi, «su cui non è facile trovare un metodo buono per comunicare la complessità di tutto quello che ha fatto la scienza, in ogni caso se si vuole avere una comprensione profonda questo prende tempo».

Infatti, aggiunge Gross, «parte del problema nel comunicare al mondo la scienza sta proprio nella mancanza di un’educazione matematica, anzi riguardo l’ambito dei sistemi complessi, in cui Parisi ha ottenuto tante conquiste, la situazione è ancora più grave perché lì la matematica si è sviluppata insieme alla fisica. Adesso per fare passi avanti nella fisica abbiamo bisogno di una nuova matematica». Riguardo al futuro del pianeta Gross, che da bambino voleva diventare come il suo eroe Einstein, (oggi considerato un “collega”), si dichiara un ottimista: «Penso che la nostra specie sia abbastanza saggia e intelligente da evitare la propria fine; piuttosto occorre chiedersi perché non abbiamo incontrato alte forme di vita intelligente nel nostro universo, una domanda che si era posto Enrico Fermi e che ancora non ha trovato una buona risposta o forse una risposta sta nel fatto che una volta che una specie raggiunge un certo grado di sviluppo tecnologico, così come abbiamo fatto noi, alla fine, poi, forse, si uccide. Speriamo di no».

Meno ottimista appare Parisi, che da bambino ha imparato prima i numeri e poi l’alfabeto, e aggiunge come «il pericolo più grosso per l’estinzione umana è una guerra nucleare, un evento che sfortunatamente in questo ultimo anno è diventato sempre più possibile e che potrebbe portare a un disastro completo sull’emisfero Nord e poi con conseguenze a seguire sull’emisfero Sud».

Tra le sfide globali, che richiedono risposte globali, ci sono sicuramente i cambiamenti climatici, le pandemie e l’intelligenza artificiale. «Alla Terra – dice Gross e con lui è d’accordo Parisi – non interessa nulla di noi e di quello che facciamo. I cambiamenti che abbiamo introdotto sul nostro pianeta, dal punto di vista del pianeta alla fine non sono poi così significativi. Ma poiché la vita si sviluppa solo in determinate circostanze che si trovano in pochissimi posti dell’universo, la nostra responsabilità è fare in modo che tutto ciò che serve per la vita della nostra specie e di altre specie sia conservato».

Quanto «alla capacità delle macchine di generare altre macchine (i computer di adesso possono essere progettati solo da altri computer), un’evoluzione che non conosce precedenti sul nostro pianeta – chiarisce Parisi – è vecchia di quasi una cinquantina di anni fa». Mentre Gross immagina «un futuro di utilità per noi umani e di simbiosi pacifica con queste macchine purché si eviti che acquisiscano un desiderio di vivere come ce l’abbiamo noi e anche un metodo che faccia loro provare dei desideri indipendenti». Parisi appare più cauto quando ricorda «i sistemi d’armi letali che decidono autonomamente se un obiettivo è ambientale o civile. Cosa illegale e non etica, come per le armi chimiche e biologiche, per la quale si sta cercando di arrivare a una convenzione che le proibisca, e che tuttavia non è stata ancora firmata».

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