L’attesa è finita! Oggi sul palinsesto Netflix sbarca “Questo mondo non mi renderà cattivo”, la seconda serie creata, scritta e diretta da Zerocalcare, firmata da Movimenti Production in collaborazione con Bao Publishing, l'editore dei libri del fumettista. Dopo il grande successo di “Strappare lungo i bordi” - una scommessa stravinta dal disegnatore che ha fatto del quartiere di Rebibbia il centro del mondo, cogliendo tutte le ansie delle nuove generazioni – l’annuncio di una seconda serie ha entusiasmato i social e le attese non andranno deluse, mescolando temi politici decisamente attuali e nuovi tormentoni, richiamando in azione Secco, Saretta e ovviamente l’Armadillo, iconica coscienza del protagonista sempre con la voce di Valerio Mastandrea, con l’aggiunta di un nuovo personaggio del passato che si rivelerà centrale, Cesare. Sei puntate che iniziano con Zero e la sua cricca di amici che scendono dai blindati della polizia, ma una volta giunti in sala interrogatori interviene la voce narrante del protagonista che riannoda i fili della memoria per spiegare agli spettatori cos’è successo. Nel quartiere sono spuntati “manifesti nazisti”, che urlano «No alla Sostituzione Etnica», chiedendo la chiusura del centro di accoglienza e Zerocalcare racconta che si parla dei profughi come fossero «un pacco che nessuno vuole» e invece, si tratta di persone, di 35 persone che «hanno visto l’inferno» ma nessuno li vede e nessuno ne vuole parlare. Secco coinvolge Zerocalcare nell’ennesima passeggiata per andarsi a prendere un gelato e scopriremo che il suo modo di pensare totalmente autoriferito, si completa con «altrimenti mi esce sangue dal naso», spiazzando tutti e ottenendo qualsivoglia vantaggio. Zero ha ottenuto un grande successo e si avvicina un’intervista televisiva ma lui continua a vivere la fama sottotraccia, senza mostrare gioia sia per non stuzzicare il karma «che rosica e si vendica», sia perché si rende conto che tutto intorno a lui ci sono solo macerie. In una Roma sporca, fra gabbiani e topi che litigano, l’Armadillo continuerà a sfornare battute fulminanti e proprio come in Gomorra, si riflette sul fatto che c’è chi patisce il romano e forse, come gli dice Saretta, Zero si mangia le parole, aprendo al dramma emotivo del protagonista. La bellezza di questa serie, sin dalla prima stagione, è la ricchezza dei temi trattati, mescolando temi alti e facezie ovvero Orfeo ed Euridice, la debolezza d’adenoidi del protagonista, i viaggi in Siria e la fedeltà agli amici in difficoltà, le telefonate della madre, l’inutilità della tv spazzatura in cui non c’è mai tempo per dire cose serie e la violenza nazista contro i profughi indifesi. E come sempre, si ride e si riflette, lasciandoti in bocca quel sapore agrodolce che ormai fa rima con Zerocalcare. Perché arriva un momento in cui devi scegliere se tradire per convenienza o rischiare tutto per restare fedele a ciò in cui credi. E le scelte cruciali non sono mai semplici e lasciano sempre cicatrici.