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Quando vestire le maschere serve a coprire le ferite. In libreria il romanzo “Vieni tu giorno nella notte” di Cinzia Leone

La scrittrice Cinzia Leone torna sugli scaffali con un romanzo doloroso, potente e quantomai attuale. “Vieni tu giorno nella notte” si rivela subito un libro capace d’affrontare temi scottanti come la guerra, la perdita di un figlio e l’ammissione che ciascuno si nasconde dietro numerose maschere, escamotage necessario per proteggere le proprie ferite esistenziali.

La scena si apre su Arièl Anav, un soldato italiano che ha scelto di lasciare il proprio Paese. Li chiamano soldati soli proprio perché hanno deciso di ricominciare da zero. Il ragazzo fa di Israele la sua nuova patria, abbracciandone la causa e, nonostante le rinunce e le incomprensioni che l’hanno allontanato dalla famiglia, Arièl va dritto per la sua strada, seguendo i propri ideali di giustizia. Finché, un brutto giorno, un kamikaze si fa esplodere in un locale a Neve Tzedek e solo il senso del dovere di Arièl Anav, in grado di cogliere i segnali di pericolo, lanciando l’allarme e scagliando il proprio corpo contro il terrorista (diventando uno scudo fatto di carne e generosità), impedisce che si verifichi una strage di innocenti. Arièl, un ragazzo generoso dai capelli rossi e gli occhi chiari, muore tragicamente, e da qui comincia la vera narrazione di “Vieni tu giorno nella notte”, tessendo una serie di trame e di destini che si intrecciano, aprendo ferite e sconvolgendo la cosiddetta normalità.

Leone, giornalista e scrittrice, rimanda sin dal titolo al Romeo e Giulietta e introduce il viaggio che Micòl e Daniel – i genitori divorziati e divisi del soldato – dovranno compiere per seguire le indagini e le esequie del figlio, sconvolti dalla rabbia e dal trauma, reagendo in maniera assai diversa al destino e facendo i conti con una grande verità: non esiste una parola per definire la condizione di chi è orfano di un figlio. Quel termine doloroso e contro natura, ricorda l’autrice, semplicemente non esiste. Un tema su cui già David Grossman ha riflettuto dolorosamente con la propria prosa, un banco di prova che Leone affronta e supera con un taglio intimista che non sconfina mai nella morbosità.

Arièl aleggia sulle pagine, con i suoi misteri, il suo amore omosessuale e la scelta di mollare tutto e ricominciare da Israele, seguendo la nonna e il suo carattere roccioso. Arièl detta la linea di questa tragedia moderna e, al contempo, senza tempo e ciascun personaggio cercherà di colmare la distanza fra i ricordi e la realtà, trovandosi a fronteggiare quelle maschere che, cadendo, rivelano al mondo chi siamo davvero.

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